21.2.12

LA SERA DI CHI RESTA

Non mi sono mai sentito così solo
come nella città in cui sono nato.
Forse perché è lì che ho dovuto vivere
i primi Natali scartati i doni,
le prime Pasque smessi gli abiti buoni.
Ascoltare ed imparare a conoscere
quel vuoto di ogni silenzio festivo.
Lì che ho iniziato ad illudermi:
insegnandomi, nella colpa più incosciente,
la speranza.


A Valerio Di Nocco
che, voglio credere,
scriva per non morire
o, almeno, per imparare

2 commenti:

Orazio ha detto...

Belle righe....

Anonimo ha detto...

Grazie caro, conosci un certo Ergassìa?

Sor che i tramonti li vedrebbe con sua madre