28.8.13

QUEI SILENZI DI MEUDON



Louis, non c'era un fiore sulla tua tomba
e, chiedendomi se ci fosse mai stato, ho visto lei
appena dietro di noi, come per non disturbare:
lacrime discrete, rispettose di te e di me,
di tutto quel che avevamo da dirci… 
Credo di averla stretta vicino, allora,
ed ascoltato la sua voce mormorare
'Voglio lasciargli dei fiori.'

Così ti abbiamo salutato senza dirti addio
ed abbiamo vagato nel gelido silenzio
di linde strade vuote da villaggio svizzero
dove non c'erano fiori da cogliere né comprare…
Lei si è lasciata convincere a rinunciare,
forse più da quell'orrendo decoro residenziale
che da me, a ripeterle che tu non avresti voluto:
i fiori nei vasi sono animali nelle gabbie,
ci sarebbero valsi la fine di Parigi e dei suoi circhi!
Per poi lasciarli dove tu non ti saresti mai fermato,
tu che dovevi già essere chissà dove, oltre che in noi… 


In fondo, ci eravamo detti tutto, no?
Ci eravamo trovati per una volta ancora,
laggiù al fondo delle cose… ed ora non si poteva,
non si doveva più tornare indietro.
Mancava solo la tua ultima casa, lì arrampicata
a contemplare la Senna che scorre come gli anni.
Route des Gardes, un vialetto d'erba e sassi
prostrato sotto le ruote dei nuovi incuranti padroni;
quel vecchio cancello, malfermo ma lì al suo posto,
a tenerci fuori come curiosi e seccatori,
costringendoci ad immaginare un ricordo di te… 
nel giardino tra gli animali, dietro ai vetri appannati,
tra le ceneri cadute dal capo di assassini senza volto,
o al tuo “banco di lavoro”, dando in pegno tutto il sangue
per sedurre quelle ultime pagine bianche
prima del punto e della pace…  lì, dall'altra parte della vita



A Cris.
Prendo in prestito le parole, per dirti che non sarei stato niente senza di te;
né avrei mai creduto che potesse esserci ancora vita nella mia esistenza.


3.8.13

Mi dichiaro prigioniero politico!

Mentre me leggo er solito giornale
spaparacchiato all'ombra d'un pajaro
vedo un porco e je dico: - Addio, majale! -
vedo un ciuccio e je dico: - Addio, somaro! -

Forse 'ste bestie nun me capiranno,
ma provo armeno la soddisfazzione
de potè di' le cose come stanno
senza paura de finì in priggione.

Trilussa


Ora pare tocchi di nuovo al Supremo Garante del tutto - che non nomino, dacché siamo in Italia, per timore di persecuzioni giudiziarie - incaricarsi di rimpapocchiare il tutto di cui sopra affinché, tritamente, nulla cambi. Certo, confidare in qualcosa di diverso dall'autopreservazione del Potere sarebbe di un idealismo imperdonabile... però che soddisfazione, una volta tanto, poter chiamare - anche solo nell'intimo della propria coscienza - delinquenti e relativi complici con il nome esatto, anzi: giusto!

2.8.13

CREDI AGLI AEDI?


C’è chi crea storie
da raccontare al prossimo:
alcuni lo scherniscono,
definendolo mitomane.

C’è chi cerca storie
da raccontare a sé stesso:
altri lo compatiscono,
classificandolo schizofrenico.

C’è chi crea sé stesso
raccontando storie
cercate nel prossimo:
gli stessi lo contemplano,
riconoscendolo autore.  

1.8.13

DOVE VORREI ANDARE


Leggo di omicidi preterintenzionali
tra sconosciuti impazienti ai semafori
con la stessa letale leggerezza
che può far detonare quotidiane tolleranze domestiche.
Nella mia povertà morale o materiale,
talvolta io penso, tremante di misera pavidità…
l’unico “agente sociale” ad averci sinora tenuti
così prepotentemente uniti, era quel benessere:
il suo miraggio, il suo esibito godimento
ed infine il suo intollerabile ricordo.

A me non manca; non quanto la forza
di allontanarmi dai miei simili.
Dove vorrei andare
mi raggiungerebbe forse la stessa tristezza
che tutti loro mi hanno riservato
nell’immaturità concessa lungo cui li ho seguiti;
ma prima di arrivare avrei abbandonato
l’angoscia ferma come i loro rari sguardi,
ogni volta sorpresi dalla mia terza persona. 

Un’angoscia che saprebbe farmi affrettare
verso il limite della mia vita naturale.