12.1.15

Noi terroristi

Ho preferito questo titolo-citazione da un Giorgio Bocca d'annata, ad un più brillante – almeno, in superficie Siamo tutti Kouachi; per la banale ragione che, benché misconosciuto o snobbato, questo mio spazio rimane pubblico. Dunque perseguibile per Legge – di Dio e dell’uomo. Oh, niente da dire! Forte la libertà di opinione! Ma io, senza la mia paura, non mi fido affatto!
Parto dalla coda, anzi, dal fondoschiena, della vicenda che ci sta intrattenendo e distraendo in questi ultimi giorni. Ossia dalla nota notizia per cui la dux di certe destrorse canaglie alla ribalta (tra l’altro, dov'erano quei milioni di manifestanti parigini, mentre la Le Pen andava ritagliandosi il ruolo in cui si crogiola adesso?) reclama, con più scaltrezza e meno ipocrisia di altri, un'adunata alle urne per la reintroduzione della pena di morte – articolo della legge del Taglione che, del resto, alla democratica, antifascista, resistente Francia, era familiare sino all’altro ieri. Che dire… tastare, a riguardo, il polso dei moderni sudditi (per poi, magari, armargli il braccio) è al tempo stesso una mascalzonata ed un mirabile calcolo elettorale. Io, non aggiungo niente di nuovo, in questo senso. Solo, controproporrei, già che ci sono, un referendum sulla pena di vita. Perché, da carogne quali siam tutti (a tassi variabili, per carità! Evviva la diversità!), non è mai facile vivere – per quanto ci s’impegni a rendere sempre più difficile la vita al prossimo.      

Proseguo ringraziando il popolo di Francia per la sua bella iniziativa dell’altro giorno. Mi ha ridato, infatti, una (effimera?) voglia di scrivere qualcosa qui, qualcosa che non sia soltanto memorandum privatissimo ma pure, fuor di retorica da catechesi, condivisione. E mi ha ridato inoltre una voglia (sfrenata, a tratti) di tenermi stretta la mia tanto bistrattata cittadinanza italiana. Sì, l’Italia… quella omertosa del Fascismo, della Mafia o della Dc (e scusate la ripetizione!)… quella isterica e vanesia degli intellettualini di regime… quella prona dei Prodi e dei Monti… quella arrivista e ciarlatana dei Silvio e dei Matteo Un Paese dove non ci si sarebbe mai mobilitati in milioni per un attentato; un Paese dove, di fatto, non ci si è mai mobilitati in milioni per gli attentati (ai milanesi del 12 dicembre o ai bolognesi del 2 agosto, sarebbe bastato un cantuccio di quel centro di Parigi ammirato ieri a reti unificate)… Un Paese indifferente, e dunque, per una volta, insospettabilmente più civile di un altro sempre preso a modello, in quell'oltralpe dove ci si dà appuntamento per sbandierare un tricolore ed un’identità comuni, fingendo o sforzandosi di non vedere il sangue ‘democratico’ che sbrodola giù, per i rivoli della Storia moderna, fin dal 1789. Ma, in fondo, che gliene importa a questi esemplari gruppetti di parenti e amici? Perché rinunciare ad una tonificante passeggiatina per le vie di una delle città più care al mondo e del mondo? Perché starsene in casa a leggere, studiare, cercare di capire? Alla ricerca del tempo perduto, sprecato… alla ricerca di un'etimologia maggiormente compiuta e onesta di Stato e Religione, due delle più longeve, robuste, efficienti forme di istituzionalizzazione della porzione variabile di Male che fa marcire l’anima d'ogni essere umano? Perché non testimoniare così, in aureo silenzio e pudico raccoglimento, il valore della vita – di ogni essere, non solo umano… ma questo, a chi frega?! Perché non coltivare il dubbio, il sospetto sano – che è ben altro dalla febbre complottista –, senza smania di darsi, o farsi dare, risposte? Per tanti motivi… ognuno si trovi pure quelli a sé più vicini. Tra questi, ne suggerirei timidamente uno Perché essere tutti Charlie Hebdo per un giorno, non dispensa, ahimè, dall’essere altro per il resto dei propri giorni. Non basta mica una militanza da villeggianti, per arrestare la marcescenza ch’è in noi. Noi terroristi