Fila via liscia ed equilibrata, adesso,
 la mia vita. Ma chi può dire
 che non sbanderà mai più?
 Stamattina mi sono ricordato
 di una ragazza che ho avuto subito dopo
 il fallimento del mio matrimonio.
 Una ragazza dolce, di nome Jean.
 All'inizio, lei non aveva idea
 di come stavano messe male le cose.
 Le ci volle un po'. Ma mi voleva un sacco
 bene lo stesso, diceva.
  E sono sicuro che era vero.
 Mi permise di vivere a casa sua
 da dove portavo avanti 
 la squallida impresa della mia vita 
 per telefono. Mi comprava
 da bere, ma mi diceva 
 che non ero un ubriacone
 come dicevano gli altri.
 Firmava assegni per me
 e li lasciava sul cuscino
 prima di andare a lavorare.
 Mi regalò una giacca Pendleton
 quel Natale, una giacca che porto ancora.
  In cambio, io le ho insegnato a bere.
 E ad addormentarsi
 con i vestiti ancora addosso.
 A svegliarsi
 in lacrime nel cuore della notte.
 Quando me ne sono andato mi ha pagato due mesi
 d'affitto e mi ha prestato
 il suo televisore in bianco e nero. 
  Ci siamo sentiti per telefono,
 mesi dopo. Era ubriaca.
 Anch'io ero ubriaco, come no.
 L'ultima cosa che mi ha detto è stata:
 Rivedrò mai il mio televisore?
 Mi sono guardato attorno nella stanza
 come se il televisore potesse d'un tratto
 riapparire al suo posto
 su una sedia da cucina. Oppure
 uscire da un ripostiglio 
 e rivelarsi. Ma quel televisore
 se n'era già andato da settimane.
 Il televisore che Jean m'aveva prestato.
  Però a lei mica gliel'ho detto.
 Ho mentito, naturalmente. Presto,
 le ho detto, molto presto.
 E ho riattaccato subito
 dopo, o subito prima, di lei.
 Ma quelle mie parole impastate di sonno
 mi davano la sensazione d'esere arrivato
 al capolinea. E poi, dopo essermi lasciato alle spalle
 quest'ultima menzogna,
                                    potevo riposarmi.
                                                      


2 commenti:
e annamo co ste citazioni.....
montelli
Li mortacci tua, Ursus!
Pure qua,stai?
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