17.2.07

Senza la mia paura mi fido poco

Rischiavano la strada
e per un uomo
ci vuole pure un senso
a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare


Fabrizio De André


Manifestazione a Vicenza, oggi.
Ancora libere associazioni mentali.
Dal mio osservatorio niente affatto privilegiato
- pavido, semmai, e forse qualunquista -
pensieri niente affatto rassicuranti.
Pensieri che tornano al G8, allo Stato,
nella fattispecie al nostro Stato
democratico e liberale, con una terminologia
polverosa Stato borghese,
Stato gendarme.
Stato che, al bisogno, spara; al bisogno
"reprime"
- per mantenerci entro
ipocriti eufemismi borghesi -.

Pensieri che tornano ai morti di
Reggio Emilia (1960),a Francesco Lo Russo (1977),
a Carlo Giuliani (2001), alla ragion di Stato - sornionamente
evocata dal Kossiga dei suoi salotti più ciarlieri -, la ragion
di quello Stato che depone lapidi sul 12 dicembre 1969,

su piazza della Loggia a Brescia(1974), sul treno Italicus(1974),
sulla stazione di Bologna(1980).

Pensieri che tornano all' Io so di Pasolini,
Io so ma non ho le prove
.

Non c'è sufficienza nel mio rispettare quell'urgenza,
che definirei - ancora retaggi veteromarxisti - dialettica,
di chi manifesterà il suo dissenso all'ampliamento della base Usa.
Non c'è sufficienza ma neppure piena adesione.
Qualcuno disse che, oltre una certa soglia, l'inconsapevolezza
da alibi diventa colpa.
Conclusione atroce ma, forse, proprio per questo realistica:
in una società
come questa, forse diventa colpa l'inconsapevolezza
di cosa
rappresenti lo Stato nelle sue forme di prevenzione,
repressione, ritorsione;
diventa colpa l'inconsapevolezza circa chi,
o meglio, cosa ci si possa trovare di fronte
nell'ostinato
non voler rinunciare a quella dialettica del dissenso,
diritto civile fondamentale, astrattamente inviolabile.
Inconsapevolezza che fu delle vittime nella scuola Diaz
e nelle strade di Genova, che fu degli operai reggiani uccisi
dalle forze dell'ordine nel luglio 1960, inconsapevolezza che fu,
in qualche modo, anche degli abitanti della Val Di Susa
quando, mesi fa, si sono detti contrari alla costruzione della TAV.

Colpevole inconsapevolezza che, si spera,
non sia
anche dei manifestanti di Vicenza.



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