16.2.07

Il televisore di Jean


Fila via liscia ed equilibrata, adesso,
la mia vita. Ma chi può dire
che non sbanderà mai più?
Stamattina mi sono ricordato
di una ragazza che ho avuto subito dopo
il fallimento del mio matrimonio.
Una ragazza dolce, di nome Jean.
All'inizio, lei non aveva idea
di come stavano messe male le cose.
Le ci volle un po'. Ma mi voleva un sacco
bene lo stesso, diceva.
E sono sicuro che era vero.
Mi permise di vivere a casa sua
da dove portavo avanti
la squallida impresa della mia vita
per telefono. Mi comprava
da bere, ma mi diceva
che non ero un ubriacone
come dicevano gli altri.
Firmava assegni per me
e li lasciava sul cuscino
prima di andare a lavorare.
Mi regalò una giacca Pendleton
quel Natale, una giacca che porto ancora.
In cambio, io le ho insegnato a bere.
E ad addormentarsi
con i vestiti ancora addosso.
A svegliarsi
in lacrime nel cuore della notte.
Quando me ne sono andato mi ha pagato due mesi
d'affitto e mi ha prestato
il suo televisore in bianco e nero.
Ci siamo sentiti per telefono,
mesi dopo. Era ubriaca.
Anch'io ero ubriaco, come no.
L'ultima cosa che mi ha detto è stata:
Rivedrò mai il mio televisore?
Mi sono guardato attorno nella stanza
come se il televisore potesse d'un tratto
riapparire al suo posto
su una sedia da cucina. Oppure
uscire da un ripostiglio
e rivelarsi. Ma quel televisore
se n'era già andato da settimane.
Il televisore che Jean m'aveva prestato.
Però a lei mica gliel'ho detto.
Ho mentito, naturalmente. Presto,
le ho detto, molto presto.
E ho riattaccato subito
dopo, o subito prima, di lei.
Ma quelle mie parole impastate di sonno
mi davano la sensazione d'esere arrivato
al capolinea. E poi, dopo essermi lasciato alle spalle
quest'ultima menzogna,
potevo riposarmi.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

e annamo co ste citazioni.....

montelli

Sor Vichi ha detto...

Li mortacci tua, Ursus!
Pure qua,stai?