20.2.14

Des armes

Delle armi, delle civette, dei brillanti
Di quelle da pulire spesso per il piacere
E quelle da accarezzare come per il piacere
L'altro, quello che fa sognare le comunicande

Delle armi, blu come la terra
Da custodire al caldo in fondo all'anima
Negli occhi, nel cuore, nelle braccia di una donna
Le si conservi al fondo di se stessi come un mistero

Delle armi al riparo dei giorni
Nell'erba, nel cielo e poi nella scrittura
Di quelle che vi fanno sognare molto tardi nelle letture
E che mettono la poesia nei discorsi

Delle armi, delle armi, delle armi
E dei poeti pronti al grilletto
Per accendere le ultime sigarette
Alla fine di un verso francese lucente come una lacrima

Léo Ferré




19.2.14

Soli non si muore solo

Chi potrebbe conoscerci meglio di uno sconosciuto? Uno che del genere umano ne sappia abbastanza da parlarne alludendo anche a noi, con quella spudorata obiettività che appartiene solo all'estraneità.

"Tu vai da uno e pensi: 'Voglio dirgli questa cosa'. Ma perché? L'impulso è che, confidandoti, tu possa provare un po' di sollievo. Ed è per questo che dopo ti senti malissimo: hai provato un po' di sollievo, e se la cosa è davvero tragica e terribile non va meglio, va peggio; l'esibizionismo inerente alla confessione ha solo reso più profonda l'infelicità." (Philip Roth - Pastorale americana) 

5.2.14

Maestria

Un bel giorno, nella sala d'attesa del mio familiare medico generico, riconosco in un'elegante mummia la mia maestra elementare. Lei mi fissa: nello sguardo annebbiato dall'inoffensività che la avvolge, intermittente come un semaforo notturno brilla ancora un certo acume; mentre io non so recitare neppure una credibile indifferenza, nel mio fare il vago. Mi turba il ricordo della sua cattiveria quanto l'evidenza della longevità che credo ne derivi. Ma, soprattutto, la nausea per i postumi dei suoi insegnamenti istintivi, e forse involontari… Come quando si rivolgeva ai meno svegli o studiosi tra noi: ribattezzandoci bestio se maschio e bestia se femmina. Impersonandola, mi ha spiegato più lei, sulla ferocia umana, di qualunque voce o pagina che la condannassero a parole. Non esistono buoni o cattivi maestri, semmai maestri o maldestri; dei secondi, in genere, sono zeppe le aule: di scuola come di tribunale.

2.2.14

UN LIBRO


Ho comprato questo libro

ed ho il timore di aprirlo, 
oltre che la curiosità.
Non ho potuto fare a meno 
di cercare alcuni giudizi; 
altri, compresi nel prezzo, 
non ho saputo evitarli...
tutti concordi nell'entusiasmo,
saccente come reverente.
Così mi chiedo se farei bene a leggerlo, 
o se ancora sarebbe necessario.
(Io che, di capolavoro, riconosco
la sola pappa col pomodoro...)
Lo troverei invidiabile,
questo già lo so: pietra miliare
o mattone ch'esso sia. 
Ho questo libro, insomma,
ed un timore sopra ogni altro...
finire per odiarlo tanto da copiarlo.
Il tutto, senza volerlo.  


Ad uno straniero, uomo in rivolta