DIVERGENZA D’AMOROSI SENSI
“In tutti i sensi come l’amore
in tutti i sensi. Per di più le ore sono passate
solo le ore. Avevano una lama affilatissima
che mi ha ferito le guance a sangue”
in tutti i sensi. Per di più le ore sono passate
solo le ore. Avevano una lama affilatissima
che mi ha ferito le guance a sangue”
Son
giunto, inconsciamente già da tempo, alla conclusione che innamorarsi di
qualcuno – si tratti di erotismo latu
sensu, di maschia o tenera amicizia, come pure di platonica fascinazione
intellettuale – non implica necessariamente riuscire a voler bene. Certo,
forse ormai in ben pochi di noi è compiutamente possibile il bene (nell’accezione
non prettamente egoistica, ovverosia volere
il bene) e, pertanto, essere in grado di darlo e di farlo, quel bene; ma io
non cerco più nel prossimo degli alibi per incapacità e fallimenti personali:
non ho infatti difficoltà ad ammettere che, così come sono stato – e ancora rimango,
credo – capace di innamorarmi di una donna, un amico, un autore, parimenti
potrei non sapermi spendere ed operare per il bene altrui (mediante azioni così
come omissioni, rimanendo nel lessico biblico). Ed
un’omissione cui sono stato più volte chiamato – certo, non sempre rivelandomi
all’altezza – è il non pretendere la corresponsione di quei miei moti dell’animo
rivolti a qualcuno che non voglia né possa ricambiare negli stessi termini (del
resto, come si potrebbe voler provare
un sentimento che rimanga comunque autentico e non mera autosuggestione, per una recita anche esteriore?). Perciò, in tali casi di aspettative erroneamente
riposte, l’unica forma di amore che non leda la propria dignità né l’altrui
libertà, credo sia quella che sappia capire quando farsi da parte per
esprimersi, oltre che nell'agra consolazione del ricordo, nell’augurio che quel qualcuno possa vivere
una esistenza quanto più simile a quella desiderata, ove seguire i propri
personali richiami del cuore, gli unici cui ognuno sia chiamato a
rimaner fedele.
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