18.6.13

DALLA SENSUALITA' DELLE VITE DISPERATE ALLA BANALITA' DELLE VITE RINUNCIATE


Il segreto del culto – pur fiacco o prudente, come ormai ogni atto interno – riservato ad autori ripiegati su di sé, prima ancora che di sé colmi, sta in quella vecchia tendenza della nostra razza all’identificazione – ossia una emulazione puramente ideale – ut supra già nelle riflessioni di Freud e, per il livore di Heidegger, di Aristotele. Di nuovo, in questa pallida epoca post-tutto, c’è che agli Achille ed ai Werther si sono sostituiti i frustrati laureati sotto litio di un Michel Houellebecq. Ragione maestra per cui amo quest’ultimo, proprio come un padre: un sentimento rassicurante ma, insieme, impegnativo, perché può prescindere dall’ammirata stima ma non esime dal rispetto per l’onestà di una vita intera, o di un pensiero solo. 

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