DALLA SENSUALITA' DELLE VITE DISPERATE ALLA
BANALITA' DELLE VITE RINUNCIATE
Il segreto del culto – pur fiacco o prudente,
come ormai ogni atto interno – riservato ad autori ripiegati su di sé, prima
ancora che di sé colmi, sta in quella vecchia tendenza della nostra razza all’identificazione
– ossia una emulazione puramente ideale – ut
supra già nelle riflessioni di Freud e, per il livore di Heidegger, di
Aristotele. Di nuovo, in questa pallida epoca post-tutto, c’è che agli Achille
ed ai Werther si sono sostituiti i frustrati laureati sotto litio di un Michel Houellebecq.
Ragione maestra per cui amo quest’ultimo, proprio come un padre: un sentimento
rassicurante ma, insieme, impegnativo, perché può prescindere dall’ammirata
stima ma non esime dal rispetto per l’onestà di una vita intera, o di un
pensiero solo.
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