15.6.13

BAMBINI DEFINITIVI

Il cane è una sorta di bambino definitivo, più docile e più dolce, un bambino che non arriverà all'età della ragione.

Non importa nulla che sia grato, ciò che conta è che, quando si fa qualcosa per lui, un cane è appagato; mentre un bambino al massimo è placato. 
Suppongo che, per chi almeno nelle intenzioni abbia provato ad essere un buon genitore, lo sguardo giudicante di quel piccolo inquisitore debba farsi presto insostenibile.
Nella ritualità civile, un cane ci costringe all'indifferenza o al sincero trasporto: non consentendo calore di circostanza, risulta assai più imbarazzante di un infante.


Evidenza discreta, quotidiana,
dell'abbandono di gioventù,
è apparsa nel mio sorridere,
non più amaro, della speranza
in caldi ripari dal dio destino
– collettivo, di solitudine,
o individuale, d'accettazione.

E questo cauto mio indugiare
del desiderio riservato a te, un cane,
che io credo incarni il bene
assoluto, sciolto d'ogni egoismo.
Per poi chiedermi, egoista,
potrò scordare, se non accettare,
il mio esserne umanamente indegno?

Questo sentire di appartenersi
eppur sapere che non mi appartieni,
mai scordare che non sei il mio cane,
è un male ingiusto poiché imposto,
ma in sé non reca vano dolore.
Stringendolo, purifica il petto
da quel bisogno di possesso
che avvelena quanto di buono
può nascere in ogni uomo,
evolutosi dagli altri animali
in mere chimere razionali.



A Milli,
senso vivente

Nessun commento: