19.4.12

NOSTRA CULPA

“Vivrò l'ordine, la libertà, l'obbedienza...
Vivrò la verità: che è l'ultima, la prima.”


Diaz.
Un morso nello stomaco
a strappar via il fiato,
lasciando l'unico luogo
morale ormai concesso:
il doveroso silenzio
ancora imprescindibile
a che riecheggi
la retorica domanda
'Noi, dov'eravamo?'
nel vuoto incolmabile della sola vergogna
che dalla coscienza non si possa lavare,
dalla carne non si possa raschiare:
la vergogna di essere italiano,
la vergogna di essere umano.

Diaz.
Una madre tra tante, l'agio comprensibile
quanto imperdonabile del suo candore
nel dire 'loro personale Resistenza'
la tragica rappresentazione
di quei giovani orfani, figli dello Stato
e del suo orrore.

Diaz.
Crudele beffa, feroce scherno

in quella teistica coincidenza
di una scuola evocante il Piave
e uno straniero da scacciare
dove patrio rosso sangue,
virato in piombo nazionale,
sfumò secco in nero statale.

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