14.4.12

FROCI ERETICI


Non vorrei mi vincesse
questa nausea d’alta quota low cost,
né giungesse a pretesto
e, prima di domani, portasse via
ciò che resta, nel ritorno, della mia nostalgia.

Nostalgia di quella porta chiusa
a tanti chilometri di distanza, ormai,
dalla porta che tante volte hai chiuso
e mai più riaprirai:
sui nostri congedi ansiosi,
sempre troppo distratti, goffi, o cerimoniosi,
per non lasciar le nostre vite andare
là dove, ci hanno persuaso, debbano arrivare.

Per non farci bastare
quanto non sono le circostanze,
come ancora ripetono, a dispensare:
ogni circostanza dietro la quale
la sola ragione - di decisioni prese o accettate -
sembra nascondersi come buia faccia lunare
di ciò che, senza più timore, bestemmiamo come cuore.

Dove, vigliacchi, esigiamo di colmare
quel nostro niente che non sappiamo dimenticare:
lo stesso niente di cui, reciprocamente,
continuiamo a saziarci senza nutrirci
- addomesticando come un animale,
del nostro pube e petto l’istinto universale.

Non sapendo un nostro mondo immaginare
- letale sterilità d’ogni indistinguibile sperare -
lo strozzato orizzonte di questo mondo
non potremo mai più cancellare:
ineluttabile cattività di carogne a perpetrare.
Non difendendo che nel ricordo,
non amando che nell’addio: lacrime amare
d’inetta fraternità da servizio militare.

Al fallir della sola nostra rivoluzione
non è servito che un sussurro interiore:
quell’atavico tremor estorsore
di scoprirsi dannato ricchione
a non pagar in amici, fratelli, quel calore
da una lei spacciatoci per amore


Ad Orlo ed al Mono,
per ragioni analoghe ma corrispondenti

2 commenti:

Orlo ( come disse qualcuno di sè:"Papa decadente ma non ancora decaduto"). ha detto...

Impossibile per me racchiudere in parole la gratitudine per le tue.

Anonimo ha detto...

Non me ne vorrai ma io ci provo, invece: grazie a te.

Sor (che, vi ricorda, il Papa calza Prada)