29.3.12

CRISTO - PRIMO TEMPO

"Che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo."


Una volta vide Gesù.
Come un martire,
una volta lo guardò, fisso,
per non doverlo cercare più.

Primi ottanta, gli anni
della nuova, estrema alleanza:
battesimo d'ogni coscienza
nella sua attesa, compianta assenza.

Lui, bambino,
non ancora un tal sopore
da misconoscere quel Signore:
alla tv, Marcellino pane e vino.

Un tempo solo,
uno schermo livido
riflesso di quell'orfano
figlio del Padre.

Un primo tempo per ritrovarsi
con quel figlio solo:
di madre timorata, all'italiana,
padre dissociato, delegava.

Ormai, anche per lui
quel Signore era arrivato.
E l'avrebbe bestemmiato,
solo a coglierne significato.

Ma, recluso nella stagione
di più sincera, muta espressione,
scontava l'età dell'innocenza,
la libertà nella sua impotenza.

Solo un bambino: troppo stanco, emotivo.
Così esorcizzavano, allora,
ogni pallida paura. Lì gli albori 
delle prime chimiche comunioni.

Fu quella, forse, l'estrema stagione
di libera gioia in libero dolore:
per i pochi salvati dalla fantasia 
come i troppi sommersi dalla psichiatria.

- Candido, quel lupo nero
se li tenne per davvero.



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