16.2.12

L'anno moriva
 

L’anno moriva, assai agramente. Mosso da un esile afflato di candida lena, concepivo questa plaquette timidamente eretica, nella rea speranza in un editore ideale e, puntualmente, sì reale da servirmi del rifiuto più avvilente: quello muto, indifferente.
Non senza privilegiarmi di una paterna lezione delle più preziose, poiché impartite inconsapevolmente: ne è debitrice la rabbia tra i secchi versi a venire sibilante.




LETTERA A UN EDITORE IDEALE

Rispettato Editore Ideale,
qual suadente cattedratico annunziare
'Ci vuol coraggio per traghettare
la Poesia nel terzo millennio!'

Forse per ciò non le rimane
che la viltà di un'indifferenza mortale
riservata a quella poesia
che cammini da sola.

In tremante parte per se stessa
tra tanta decrepita, ancor giovanile
troppo umana consorteria.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

che fa sorvì, stai provando a bussare a delle porte?
se serve un appoggio (morale, ché nelle contrattazioni e nella auto promozione sono un disastro) ci sto!

cy

Anonimo ha detto...

Grazie, Cirè. Che, per ripetermi, puoi capirmi, forse, più di quanto io ti chieda.

Sor vecchio frequentatore estivo della zona Bussi-Popoli