29.10.11

SCIMMIE OBLIQUE

“Delle file di negri sfacchinavano a colpi di frusta, come formiche verticali.”


Li guardi, non puoi evitarlo
quello specchio opaco
della tua smarrita vergogna.
Li senti soffrire in silenzio,
in una lingua che non puoi capire,
espiando colpe di cui non v'è traccia
oltre la scorza nera della loro vita maledetta:
nessuna speranza né altra forza di reagire
- a cosa, non saprebbero poi dire.
 

Così ti educhi presto, autodidatta morale,
a dimenticare per sempre l'uomo
nascosto curvo, piegato, dentro di loro.
Per non dimenticare

quel distogliere lo sguardo senza mai esitare.
O potervi vedere altro, qualsiasi cosa
che, ferita, non costringa anche te a sanguinare.


A Celine,
dalle cui parole l'essenza del colonialismo,
la barbarie dell'uomo di legge morale,
impallidisce a sbiadita illustrazione

in qualsiasi manuale.

Nessun commento: