4.10.11

PIEGHE SOCIALI

“Purtroppo, non so come, siete in tanti...”


Perché mai avvelenarmi su di voi?
Solo per non imbattermi in qualche reale autore
in cui non potermi che specchiare?
O anche per ricordare chi siete, e quanti:
custodia di ciò che ho diritto di non essere,
memoria di ciò che ho dovere di non diventare.
Voi, come furtivi intrusi pensieri
tenacemente avvinti a quanto più sa amareggiare,
avidi parassiti della mia inferma convalescenza mentale.
Voi, ben altro dall'offensiva volgarità
che guida con mano ferma, secca d'avidità
la vostra prudenza formale, pretestuosità concettuale,
vigliacco ermetismo d'una lascivia pornografoide.
Voi, che dissimulate in un partecipe, quasi complice
discorso sui giovani, il sapiente veleno dell'indottrinamento;
che ne lusingate l'edonismo celebrandone gesta come d'eroi,
per poter muovere come pupi, poi

tutti coloro che sono giovani, che giovani non sono mai stati,
che giovani si ostinano a credersi, patetici o disperati.
Voi, rivolti all'adolescenza peggiore,
quella che non vorrebbe crescere perché
 non sa accettare
ciò che voi ormai possedete, forse solo per intuizione:
l'intollerabile evidenza di quanto si consumi, fatale, 

in quell'unica stagione che per rimpianto di ciò che è mancato
più che nostalgia di ciò che è stato, non vorremmo lasciar andare.
Come orfani che provino a conservare
sino alla morte la propria infanzia, candida quanto la speranza
di conoscere il proprio padre.
Voi, ingrassati da quell'adolescenza
che in troppi, gracili, non seppero che lasciar passare
ammalandosi troppo presto di malinconia del contemplare.
Una stagione perduta invano
per i troppi che, incoscienti della spaventosa solitudine
che fa adulta questa loro età,
occhi chiusi per guardarsi dentro, petti muti per voltarsi indietro,
mai seppero osare, allora, mai potrebbero intuire, ora,
in ciò che ieri non sono stati, ciò che oggi sono diventati.

Ai Moccia, Melissa P., Muccino
migliori,
come ai Bertolucci, Baustelle
deteriori.

Nessun commento: