23.8.11

POESIA DI DISLESSIA

Quelle parole avvicinate
senza coraggio né timore
come mammelle stanche ad un bancone.

Quelle parole trascinate
nell'alibi del buio minacciato d'alba,
dentro soliloqui dolciastri ed impastati
che non colmano silenzio,
che non fugano dolore.

Quelle parole attraenti
come femmine all'ultimo bicchiere:
illusione di poesia, disperazione di piacere.

Ritrovarle nel pallido mattino luminoso
custode d'un reale ancora impietoso:
il loro tacito rancore
ormai sola costernazione
per la nostra, per la propria estraneità
anche al pudore.

Ricordarle nelle frasi sofferte
del mio studente molle come vecchio
trascinarsi nella zoppia
d'una matrigna dislessia:
la vergogna nel non capire quanto scritto,
la pena nel ricordare di averlo fatto.

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