28.8.11

FUORI SEDE

Padroni di case 
tronfi d’una sedimentata, ereditaria 
padronanza dell’assenza:
d’ogni ingombrante pudore,
d'ogni infruttuoso decoro,
d'ogni rischiosa debolezza d'umanità.
Padroni 
in disinvolta, consumata esibizione
d’una consunta quanto eterna, 
nelle sue facciate sbiadite di tarda estate,
aristocratica parassitaria condizione.
Padroni 
che svelano come padri d'adozione,
decantando con suadente intimità famigliare
le inarrivabili meraviglie della città d’arte
di fuori così assillante
ed, insieme, così fatalmente beffarda, distante.
Città 
come lussuose pertinenze
dei creativi concetti di dimore
che essi concedevano, mai abbastanza care:
in quegli opachi pavimenti  
muffivano in croste come di tele o affreschi
a beneficio di sgraziati, infantili turisti,
per noi tutti paganti
gli immortali fasti del Paese più bello, 
più scaltro del mondo.   

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