27.8.11

MALEDIZIONE D'ISTRUZIONE

Tutti i diplomi, tutte le lauree
che, zelanti o indolenti, alfine
sollevati avete incorniciato.
Che avari e secchi
come rami spogliati in stecchi
hanno gratificato
le virtuose attese di genitori,
le smaniose brame di figli, voi.
Voi che vuoti e lievi
avete lasciato senza esitare,
eletti ancora a farsi tentare,
il tempo irripetibile
che tributaste allora:
nessuna illusione di generosità
nella vostra inesperta e saccente stupidità,
non degnereste oggi
che di uno sguardo obliquo ed imbarazzato,
come ad un parente 
per formale rispetto ancora considerato.
Tutto questo
per non vedere
che la meschina cecità d’ogni vostro gesto,
per non sentire
che l’orante comunione dei vostri pensieri,
per non sapere più nemmeno compatire 
le vostre ambite 
ascese mai intraprese, le vostre carriere già finite.
Nell’incolmabile oblio, la struggente nostalgia
del buon senso ancora vivo, fuor di retorica, popolare
di una nonna o una zia
e la faticosa dignità d’una licenza elementare.
Per lasciarmi qui, solo, a maledire
inutile e cadente quanto le vostre pergamene ingiallite
l'inganno crudele della più democratica istruzione:
gorgo irresistibile, rovina morbosa di giocatore
delle nostre diverse, indistinguibili vite.


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