6.8.11

L’ASSALTO AL CIELO

Fossi nato 
soltanto prima…
sarei stato
forse terrorista:
certo non catechista,
non anonimo alcolista,
né, ancora,
nevrotico onanista.

Fossi mai stato
in tempo…
gli avrei sputato io
quella violenza
che ad inghiottire
mi avrebbe poi piegato.
Fine pena,
quella, mai.
Fine vita,
questa, non sai.

Avrei fatto qualcosa, io
nella vita.
Ma l’avrei fatto io,
solo, alla mia vita.
Non so cosa
ma l’avrei fatto,
prima di lasciarla a lui.

Ed invece
non ho afferrato
che l’assoluto
in cui ero confinato:
il solo dato,
pagato con il peccato.

L’assoluto
da me confuso
con l’infinito
che mi ha venduto.

Accettare
di reprimere
il me
da sublimare.
Farmi schiavo
perché venisse
l’ultimo giorno a liberare.


Era questo che ripetevi:
non a me, che capissi, ma
a te solo, che non scordassi.
Io, non capivo
allora, davvero:
capii poi, solo quando 
fingevo, ormai.
Nella commedia del mio riso
di borghese impacciato
dinanzi a certa confidenza;
di viaggiatore cerimonioso,
troppo in fretta congedato
da quell’oscenità di vita
in trasparenza.

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