20.7.11

AI GRANDI DELLA MIA TERRA

"Geniali dilettanti in selvaggia parata, ragioni personali, una questione privata."


Voi, bambini d'isteria fremente
in quell'unica guerra permanente:
ieri altisonante, oggi silente.
Quella stessa pulizia affidata
alla cecità ammaestrata, ieri
di devoti bombardieri;
oggi a droni, igienicamente guidata.

Voi, vecchi nel pallido giardinetto
spargere ore rafferme, sbriciolate
chini sul proprio magro diletto;
padri rinnegati a quest'orda immigrata
gettare tozzi di vita: a cottimo, a giornata.

Voi, sofistico ammantare
d'una cinica, succinta morale
la nudità vergognosa
della propria indifferenza, sdegnosa
verso chi non sa rubare,
chi non vuole odiare,
ma con grazia in voi barbara
può solo mendicare
quel goccio di calore da iniettare.

Voi, ossessionati da un disgusto nuovo, 
uno che ancora non venga a noia;
l'odio vergine che vi sappia nutrire,
strapparvi al vizio antico: 
guardare e mai sapervi compatire.

Nelle maree di questa bile impotente
io, dinanzi al fragile potere che difendete:
l'autorità di tenere a battesimo il Male e il Bene;
strenuo dominio fatuo, consolante,
ultimo possibile potere che tanti, troppi
illudeste o si illusero di avere.

Qui, nella mia vuota pietà
oscena quanto il vincolo di appartenenza
a questo muto patto di violenza,
nella sua atroce, arcaica necessità.

Dannati, voi, avvelenati
a lasciarne traccia, evidenza:
voi che di nulla potrete deviare
il cieco corso del vostro passare.

Voi, infiniti graffi alla sabbia
crudeli di un'infanzia tolta al tempo,
immota, tremante per un solo fatale
respiro d'acqua o di vento.


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