19.7.11

SONO IO

Sono io che ho ucciso Chet Baker: l'ho ucciso con le scale.”


Sono io. 
Io che tutto divoro.
Vorace, bulimico, rapace.
Io che non amo, idolatro.
Che non so sfiorare, ma stringere. Non abbracciare, solo afferrare.
Io che ho pianto, colmato i miei occhi
senza una lacrima interiore;
senza nulla voler vedere,
sapere del dolore.
Io e il mio solo collettivo commiato
sugli stessi corpi che ho ucciso,
nella viltà estranea all'esecutore,
propria del mandante riparato.
Sono io che ho ammazzato Kurt Cobain.
Due volte l'ho immolato:
con le mie magliette compulsive, le mie effimere chitarrine, ieri
con la mia ironica distanza adulta, oggi.
L'ho spinto, inetto, fuori dal mondo,
per poi sottrargli la stessa dignità del ricordo.
Via dai miei occhi, vuoti
come questo mio petto.
Sono io, lo stesso
che ha ferito, scoppiato Bologna:
mitizzata, depredata, infine
con vaccino di congedo addestrato,
senza voltarsi, lasciata. 
“Tenetevi Bologna, me ne vado.”
Ora guardali, quelli ancora vivi.
Quelli rimasti
perché, come te, non avevano dentro
nulla più che si potesse uccidere.
E l'unica, sola tristezza
che ora
potrebbe scuoterti, salvarti
è lo spettacolo della tua stessa vita:
immutata, nella sua tenace magrezza.

Sono io.
O no, forse
sei solo tu.


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