29.6.11

LEGGERE PASOLINI AL SUPERMERCATO

Le vent se lève, il faut tenter de vivre.”


Il mio cuore fu così colmo,
così teso da presagire
di strapparsi, un giorno,
spargendo di sé tutto intorno.

Questo mio cuore lacero,
impotente a distogliermi
dal richiamo d'odio primordiale.
Questo cuore ha lasciato
che anch'io ti ferissi,
che fossi causa tra tante, anonime
del tuo male.

Tutto ciò per cui ha pulsato
fino allo spasimo fatale,
nulla ha potuto
- suggerisce questa sterile amarezza
su quell'odio naturale,
la bestiale sopraffazione
con cui uomo sopravvive, inconscio
al più debole suo simile:
nutrendosene per non vivere,
per non morire.

Una miseria così banale, universale.
Così antica, oscura come il nostro male.

Reso, oggi,
in un giorno solo,
nelle povere tue parole,
a questa mai recisa nudità infantile.
Le vene fili d'alta tensione,
febbre malarica mi corrode:
l'inetto timore
della fragile dolcezza
che oggi, misteriosamente,
ti sopravvive in cuore.
L'inerme presagio
che domani ceda all'odio:
cada ai colpi sordi, pazienti
del dolore,
tra le macerie di un'ultima, distratta
tua compassione.

Che giunga puntuale
o arbitrariamente scongiurato,
conoscere, come sottrarsi, non è dato 
- mi ammonisco vestendo un liso coraggio,
mandando a memoria una prolissa intimità con l'esistenza;
ripetendomi, senza forza né illusione,
bisogna cercare di vivere, in fondo;
nell'incoscienza di significato, nell'indifferenza a quanto tributato.

Che vivere sia,
nella sola morte rassicurante,
il come, il quanto
ignorare.
Che vivere sia
alla vita abdicare.

A lei,
quando e quanto
farci morire.

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