27.6.11

UN UOMO SOLO

Un uomo che sa capire il momento, godere la vita, giocare col vento...”


Il paese in cui vivevo, in quel tempo,
si trascinava verso un tramonto
di cui non si scorgeva,
di cui non si poteva che intuire
la necessaria fine.

C'era un uomo solo al comando di quel paese.
Era il suo capo nominale e, insieme,
l'uomo che più fedelmente aveva rappresentato
quel paese così lentamente tramontato.
Quell'uomo sapeva contemplare il crepuscolo
senza apparente timore, solo esibita soddisfazione:
con lo strumento noto ai più e concesso ai meno.

Canalizzando le affannate emozioni
della propria impietosa, fatale
consunzione strutturale
verso il pene, la testa, il cuore.
Svuotando ogni centro del dolore, dello smarrimento, della nostalgia
di ogni stilla di sangue, di ogni dolente, inutile pulsione;
delocalizzando ogni risorsa nei centri più efficienti di produzione endorfinica:
il potere, il coito, l'immaginazione.

Non godeva della redditizia aura reverenziale
dell'icona ambigua quanto provinciale
che il longevo edonismo dannunziano
aveva saputo importare.
I tempi erano cambiati,
l'esternazione del malumore
non aveva mai conosciuto
una più scomposta ed indolente
varietà d'espressione,
una più fanatica e funzionale
tutela formale.
L'espressione, facile intuirlo dalle vacue, chiassose esternazioni
di nulla più che una rancorosa, sterile confusione.

Dunque molti odiavano quell'uomo
per pura mancanza di alternativa.
Lo odiavano innocuamente
per noia, solitudine, pallido desiderio di aggregazione,
estrema disperata consolazione, dopo il sesso senza amore.
Lo odiavano perchè li costringeva a ricordare,
con il suo gusto per l'esibizione vagamente compiaciuto,
ciò che avrebbero voluto essere, afferrare
ma gli era sfuggito, lasciandoli a guardare.
Lo odiavano come si odiano tutti i vecchi,
nel culto della modernità,
aggiungendovi il livore
verso l'eletta condizione
di chi forgia la regola per gli altri,
tenendo per sé l'eccezione.

E storicamente incapaci di sviluppare
una qualche familiarità
con quella semplice, arcaica regola
che preclude ai troppi nessuno
le tre uniche larghe vie
senza frustrante, assurdo ritorno,
alcuni tra questi nessuni
profusero le residue miserie intellettuali
in demagogiche, altre topografie esistenziali.
Ma troppo debole
fu la loro immaginazione
per ricavarne vitalizio profitto,
salvifica gratificazione.


Al primo ministro popolare,
Presidente di tutti gli italiani

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