24.6.11

ANDATI

"Vai Dino, cammina più in fretta, corri lontano, la vita è piccola e troppo vasta è l'anima."


Quelli che voi direste pazzi.
Quelli con dentro un dolore più forte di loro:
un dolore che un giorno gli ha strozzato il cuore.

Quelli che camminano, camminano senza posa e senza luogo.
Che ad attenderli ci sia casa o solo strada.
Che qualcuno ancora si sacrifichi per loro 
o siano soli, dentro e fuori.
Che scompaiano in un mattino eterno - foglio di via o ricovero coatto.
Che tornino più scarnificati ancora - barcollanti di stupri al litio, squassati da scosse epilettiche
o sfuggiti una volta per sempre a quelle cure amorevoli, disperate, prepotenti - barba fatta, buste di plastica nuove.

Non c'è fine al loro andare. Se non quella, forse pietosa, quella naturale.
Non c'è luogo in cui far tacere le parole 
che come i cani li seguono fedeli.
Non c'è forza per allentare la stretta in gola
che sembra cedere per poi tornare: un giorno, un altro, ancora.

Soli sulle loro strade:
mai protetti
da accecanti lamiere a interessi zero,
mai resi impenetrabili
da arroganti lenti scure firmate.

Mai illusi di sfuggire a quel cammino di dannazione:
solo speranza, arcano istinto di conservazione
di non doversi fermare, non ancora.

Quando l'ombra rimasta dietro, fedele
nell'ultimo giorno prenderà il corpo:
per ricongiungervisi,
per ritornare
una cosa sola.

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