27.5.08

Nane con sciarpe

"Mica potevan limitarsi a dirmi che eran senza sigarette. no.
bisognava mi facessero capire che erano d'un'altra fede, loro.
il tabacco è pei borghesi.
Loro andavano invece a Malibù, in qualche baracca,
a fumare un po' d'erba, con gente di presunta avanguardia."



Il gran gioco dell'erba - Storie di ordinaria follia

15.5.08

Dio c'è!

"..E tu staje ancora int' a' televisione
t'è fatto a' faccia nova ma sì o' stesso imbruglione"

99 Posse, Non c'è tempo


La realtà è un atto di nominazione. Esiste solo ciò che possiede un nome.
Ciò che non siamo in grado di nominare non siamo neppure in grado di pensarlo, tantomeno di vederlo. Nella parola risiede il potere della creazione.
"In principio era il Verbo ed il Verbo era Dio".

La nominazione generatrice va però compiuta in un luogo magico o sacro,
da ministri del culto. Travaglio, ospite dello stuoino Fazio, è uno di quelli.

In TV, come ha ricordato, "basta la nomination", ed ecco che le frequentazioni mafiose dei potenti emergono dalla prigione del nulla in cui il silenzio sacerdotale le aveva relegate, prendono vita e fuggono,
nude come vermi e piene di vergogna, a nascondersi nel mondo degli uomini.

13.5.08

La forza delle idee

In tutta la mia vita non ho mai esercitato
un atto di violenza né fisica né morale.
Non perchè io sia fanaticamente per la non-violenza.
La quale, se è una forma di auto-costrizione ideologica,
è anch'essa violenza.
Non ho mai esercitato violenza né fisica né morale semplicemente perché mi sono affidato alla mia natura,
cioè alla mia cultura.


Pier Paolo Pasolini






Leggo che trent'anni fa, di maggio, moriva Peppino Impastato, trent'anni.
Ammazzato dalla mafia.
La mafia democristiana, sta scritto sulla lapide.
Nel 2002 danno l'ergastolo al boss Giuseppe Badalamenti.

Penso ad Andreotti. Che per la Cassazione ebbe "rapporti amichevoli e talvolta anche diretti" con lo zu Tanu.
Penso al presidente del Senato che annuncia querela a Marco Travaglio per "le affermazioni calunniose sulla sua persona".
Penso a Roberto Saviano che non è venuto a Pescara per "motivi di sicurezza".
Penso che non lo so quanta forza abbiano le idee. A volte poca.
Ma la sola che vorrei.

8.5.08

Obbedisco!

Giuseppe Orazio Garibaldi (Francavilla, 4 luglio 1807 - Caprera, 2 giugno 1882) è stato un generale, condottiero e patriota francavillese.
Figura di punta del Risorgimento di viale Alcione, nella valle dell'Alento
è altresì noto con l'appellativo di
E
roe dei due taraf, per il cruciale ruolo svolto nella diffusione della dottrina del Bucalatrecchia (o lo spurio Budalatrecchia, alias 'chiedilo a papà').
Il potente casato d'origine aveva destinato l'Orazio Garibaldo a naturale successore del Doge di Francavilla suo cugino. Ma l'indole precocemente indomita lo portò, sin dai primissimi pruriti giovanili, a sposare fieramente le cause dei diseredati francavillesi tutti (giornalari softcore, benzinari abusivi e giggimotari delatori in testa), saccheggiando, in blitz di brigantaggio ormai epici, le riserve di pizze gne nu pede del feroce possidente salumiero Giangioacchino Lalli.
Questi, per tutta risposta, lo vessò in maniera spudorata, prezzolando il fratello bravo affinchè gli schiacciasse gli alluci (dacchè osò mettere i piedi sotto ai suoi). Accecato dalla iubris, il mai domo Orlo Garibaldo decise così di lavare l'onta in fiumi di birra
calda e, stando a fonti apocrife, analcolica.


(continua..)




(Si ringrazia per la preziosa consulenza storiografica il leader della Resistenza Fernandelliana subcomandante Cherlo,
dal suo avamposto nella boscaglia vacritana).

3.5.08

...e allora senti cosa fo'

"..E questa, amici miei,
è una storia disonesta
e puoi cambiarci i personaggi
ma quanta politica ci puoi trovar."


Una storia disonesta - Stefano Rosso









Estate '82. Forse '83. Risalendo una rovente via Nicola Fabrizi, il genitore intonava instancabile la disonesta storia di cui sopra. Ma in una rivisitazione evidentemente più consona al mio imberbe intelletto. Insomma, censurata ogni traccia di spinello, restava un "Che bello andare a lavorare con l'ombrello". E il mio promettente, ancorchè imberbe intelletto, giù ad arrovellarsi su cosa cacchio ci trovasse il poeta in quell'ermetico binomio lavoro/ombrello..
E quando ormai mi dicevo che l'unica possibile goduria poteva essere che, se il tempo fa cagare, andare a lavorare forse fa cagare un po' meno.. ecco spuntare la genitrice sulle note di un (audacissimo, al confronto) "Non per vantarci no,
ma noi l'amore lo facciamo quando fuori piove"..