6.6.07

"I corni" del Diavolo


"Cara Santità, mi lasci dire che Lei assomiglia al mio Milan. Infatti Lei, come noi, è spesso all'estero, cioè in trasferta,
a portare in giro per il mondo un'idea vincente. Che è l'idea di Dio."

(Silvio Berlusconi, Consiglio europeo di Laeken)


Dopo la trilogia dedicata ai luoghi oscuri del calcio italiano (“Nel fango del dio pallone”, “I pallonari” e “Senza maglia e senza bandiera”) Carlo Petrini ha cominciato a rivolgere le proprie attenzioni ai grandi club della Serie A. Prima è toccato alla Juventus con “Scudetti dopati”, ora è il turno del Milan con questo “Le corna del Diavolo”, uscito proprio nell’anniversario dei venti anni di Silvio Berlusconi alla guida della società rossonera.

Ma questa volta il bersaglio viene centrato solo in parte. Petrini sceglie infatti la strada dell’attacco frontale, esulando dal campo puramente calcistico e trasformando il libro in una sorta di filippica anti-Berlusconi. Il punto non è tanto l'attendibilità di quanto riportato, perché per gli anti-B. sarà tutto oro colato, mentre per i pro-B. sarà spazzatura, ma piuttosto l’impostazione stessa del libro, con un Petrini talmente preso dall’invettiva, da sembrare perdere di vista il nodo della questione, ovvero l’analisi del potere politico-mediatico di una squadra di calcio che affonda le proprie radici in un conflitto d’interessi a più livelli (Lega Calcio – Mediaset – Governo) e si trova immersa in un sistema, creato dai i suoi dirigenti - assieme a quelli delle altre due grandi e a qualche politicante attaccato alla poltrona - che di sportivo ha ben poco.

Hanno rovinato il calcio in Italia trasformandolo in uno show-business sempre meno credibile, imbottendolo di miliardi, accumulando debiti su debiti e poi facendosi decreti legge su misura (per poi spalmarli, dopo anni di pessima gestione finanziaria), occupando la Lega Calcio, vendendo tutto alla televisione per poi spartirsi i diritti pagati da questa in parti profondamente diseguali, non pagando l’Iva sugli introiti delle partite di Champions (istanza accolta dall’Agenzia delle Entrate nell’agosto del 2003). Ma di questo il libro avrebbe potuto trattare in modo più dettagliato ed approfondito (vedere ad esempio “La disfatta, come hanno sconfitto il calcio italiano” di Antonio Maglie, Limina Edizioni), lasciando magari da parte i capitoli sui legami con la P-2 del premier o sulle amicizie di Dell’Utri, nonchè la ridicola equazione: tifoso del Milan = elettore di Forza Italia.

Ovviamente non mancano le parti interessanti, come quelle sull’uso per così dire "disinvolto" dei media e sul rapporto con il servilismo giornalistico, d'una dirigenza talmente democratica da negare, al primo articolo non gradito, l’accesso del giornalista alla sala stampa (si veda il caso Galliani-Serena a Controcampo). L’ovvia conseguenza è un’esaltazione a priori di squadra, giocatori e di tutto ciò che riguarda il Mondo Milan (che, non dimentichiamolo, è una grande famiglia) e la minimizzazione degli insuccessi (si vedano i co-vincitori di Istanbul, o il Vieri rinato appena varcate le porte di Milanello).

Il libro prova anche a ridimensionare l’immagine della società dal punto di vista dell’etica sportiva: la squalifica sancita dall’Uefa dopo il ritiro della squadra ordinato da Galliani a Marsiglia nella semifinale di Coppa Campioni,
il passaggio del turno ai danni dell’Atalanta in Coppa Italia (stagione '89/'90) dopo un vergognoso episodio di mancato fair-play, i fondi neri del caso Lentini, il tentativo di partecipare alle coppe europee dopo un decimo posto in campionato (mediante la proposta di una “wild card” modello tennis), i guai giudiziari della bandiera Franco Baresi (eletto milanista del secolo…), il Dida “parcheggiato” sei mesi in Svizzera al Lugano in attesa che passasse la bufera dei passaporti falsi, il caso Nesta (pagato 30 milioni di euro dopo che sette giorni prima alla riunione di Comunione e Liberazione si era sentito Berlusconi proclamare: “Siamo arrivati a un livello che non ha più niente di economico né di morale. E’ giunto il momento di ravvedersi.”), l’antidoping facoltativo (test sangue-urine) rifiutato da Seedorf, Pancaro e Gattuso.

Un’inchiesta ambigua, non priva di imprecisioni (Rijkaard proveniva dal Saragozza e non dallo Sporting Lisbona quando fu acquistato nel’88) che, se come scopo intendeva sferrare un attacco diretto a Berlusconi, non ha aggiunto niente di nuovo, mentre, se voleva portare alla luce omertà, intrighi e malaffare, poteva fare di meglio. Opera a due facce, che da un lato forse sancisce il declino del Petrini scrittore, il quale sta progressivamente scivolando nel veleno puro, ma che dall’altro può aiutare a capire perché ad Istanbul metà Italia tifasse Liverpool.




5 commenti:

Anonimo ha detto...

non dire cosi di silvio che poi riccardino piange...

montelli

Anonimo ha detto...

bravo sorvi'. ci siamo. ma chi sei, chi sei?

Sor Vichi ha detto...

E chi so'? Mandrake!E tu chi sei? Basta anonimati, eh..

- Che siete? 'Na setta, li carbonari, li masoni?
- Semmai massoni, Mario..

Anonimo ha detto...

evasi dimostrare...Moratti batte berluconi 21 a 4.....4 con questo commento,altrimenti sarebbe stato un 21 a 3...

montelli

Sor Vichi ha detto...

Io rettificherei: 2(interisti, che c'hanno messo la faccia rispondendo su Moratti) a 0(milanisti come da costume latitanti in questi momenti).

Ma, si sa, è lo stile milan..e la scienza della Champions.