5.6.07

Amico fragile













Mi affanno nel premettere in queste righe (a beneficio particolare di Montelli che, parola di Francesco Amadori, oltre non mi degnerà di pazienza) una certa simpatia nei confronti del Benzinaio Illuminato.
Sarà per un profilo notoriamente più accettabile (oddio, volendo glissare su determinati "ombrelli" all'ex figliuol prodigo Anatraldo..) di certo becerismo brianzolo - specialità della casa al civico 3 di via Turati -, sarà per quel melanconico ciuffo "troppo sei mi vuoi bene piangi per essere corrisposti" di faberiana memoria... Insomma, spiace di cuore dover eternamente incappare in quell'adagio sul look monacale. Ma i doveri di cronaca imperano. Dunque, veniamo all'affaire.

Sul mare di Sarroch, vicino Cagliari, si leva la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo. Quindici milioni di tonnellate di greggio lavorate ogni anno (300 mila barili al giorno), pari a un quarto della capacità di raffinazione italiana.
Fiore all'occhiello dei Moratti e della Saras, l'azienda di famiglia.
Ma, negli ultimi dieci anni, il denaro che lo ha reso tale è uscito in buona parte dalle casse statali.


Circa 200 milioni di euro elargiti a fondo perduto, attraverso tre Contratti di programma (*) siglati dai vari presidenti del Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica): Giancarlo Pagliarini, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Mario Baldassari, Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti).
Così, rinnovati gli impianti, i Moratti hanno potuto affacciarsi in Borsa quotando la Saras ed incassando oltre due miliardi di euro. Di cui un miliardo e 700 milioni percepiti da Massimo e Gian Marco Moratti e 360 milioni (frutto di un aumento di capitale) messi a disposizione del gruppo.


(*) I Contratti di programma sono una leva di politica economica per incentivare le imprese a realizzare progetti strategici in aree depresse in periodi di transizione e il loro valore viene per lo più misurato nella creazione di nuovi posti di lavoro. Tra il 1995 e il 2004, la Saras, caso pressoché unico tra le aziende che ne hanno beneficiato (tra queste, Eni e Fiat), di contratti di programma ne firma tre. Uno dietro l' altro. Saras I, Saras II, Saras III. Sulla carta, interessano solo in parte gli investimenti industriali nella raffineria (attività estranea, del resto, allo spirito dei contratti di programma). Ma soltanto sulla carta. Nel dettaglio, i tre accordi hanno una struttura simile. Una parte riguarda appunto gli investimenti industriali nello stabilimento di Sarroch, l' altra investimenti collaterali in progetti di ricerca. Ad oggi, dei tre contratti stipulati, solo il "Saras I" si è chiuso, mentre gli altri due devono ancora essere sottoposti alla verifica finale del raggiungimento degli obiettivi. Un passaggio che consente al gruppo di approvare un bilancio in cui i finanziamenti pubblici vengono trasformati dalla voce debiti verso lo Stato in quella di sovvenzioni a fondo perduto.

1) Il Saras I. Il piano viene presentato nel 1992 e, accanto agli interventi in raffineria, prevede iniziative nel settore dell' ecologia marina e agro-alimentare. Nel 1994, però, presenta un aggiornamento. Viene scorporata una parte degli investimenti industriali, che verranno sviluppati in project finance, per costruire all' interno della raffineria di Sarroch un impianto di rigassificazione con cui l'azienda si dota di una centrale elettrica - la Sarlux - che le consente di accedere all'accordo Cip 6. E dunque di cedere, al Gestore della Rete, l' energia elettrica prodotta con gli scarti della raffinazione (curiosamente considerati assimilate a fonti rinnovabili) a una tariffa che, nel 2006, è il doppio di quella standard: 136 euro a Megawattora contro una media di 75 (l'accordo, giudicato da più parti scandaloso, è in vigore fino a gennaio 2021, pur assicurando il recupero degli investimenti in soli cinque-sette anni). La seconda parte del Saras I, intanto, cambia radicalmente. Si punta alla creazione di un Centro Ricerche Associato su progetti ambientali e iniziative nelle biotecnologie. Gli investimenti previsti sono di 252 milioni di euro. 209 milioni sono destinati alla raffineria con un contributo pubblico di 58 milioni (il 66% dei fondi assegnati al contratto) e i restanti 42 sono per le altre iniziative. Ma quasi tutti a carico dello Stato, che mette a disposizione altri 30 milioni di euro. La verifica e chiusura del contratto, fissata per il 31 dicembre 1999, slitta curiosamente al 10 febbraio 2001. I verbali della commissione di accertamento finale sulla realizzazione del contratto affermano che i risultati sono stati in linea con gli obiettivi fissati. Era prevista la creazione di 277 posti di lavoro e si è arrivati a 282 (ma non è chiaro se vengano o meno conteggiati i lavoratori reintegrati dalla mobilità).

A ben vedere, però, è difficile parlare di un successo, come sottolinea la stessa relazione dell' Unità di valutazione degli investimenti pubblici del Dipartimento Sviluppo Economico (Mise). La spesa pubblica media per ogni occupato è stata di 312 mila euro, quasi il doppio rispetto agli altri contratti di programma chiusi nello stesso periodo e nessun nuovo progetto, estraneo alla raffineria, è sopravvissuto a lungo dopo la conclusione del contratto. Le iniziative nelle biotecnologie sono bocciate dallo stesso verbale della commissione, mentre il "Progetto Ambiente" si esaurisce velocemente. Alcuni occupati finiscono nella società Saras Ricerche. Altri cercano di avviare una cooperativa (la Talos), cessata già nel 2001, e altri ancora sono riassorbiti dalla Battelle, multinazionale americana partner tecnico di Saras nell' iniziativa. Anche la Sartec, società nata insieme al contratto, viene ridimensionata e si salva solo grazie alla sua conversione nella fornitura di servizi per la capogruppo Saras. Sorte simile tocca anche al Centro Ricerche Associato, che evita la chiusura confluendo parzialmente in Saras Ricerche, senza aver mai prodotto un solo nuovo brevetto.

2) Il Saras II. E' a partire però dal secondo contratto di programma che si nota meglio come la raccolta di investimenti pubblici sia funzionale soltanto all' ottenimento delle agevolazioni per l'ammodernamento della raffineria. Gli investimenti industriali diventano ancora più ingenti e per essere compensati da un'adeguata creazione di posti di lavoro, la Saras sceglie di affiancarli questa volta con servizi per l'informatica (Information & Communication Technology), attività tradizionalmente caratterizzate da un forte impatto occupazionale. Peccato che il fallimento di questa parte dell'iniziativa arrivi addirittura prima della conclusione del contratto. A Macchiareddu doveva nascere la Città dell' Innovazione, un polo distrettuale attivo in settori ad alto contenuto tecnologico. Per ogni iniziativa era prevista la costituzione di una nuova società, partecipata sempre dal gruppo Saras attraverso una holding (la Atlantis) e, in ragione dei diversi filoni di investimento, da un partner tecnico. Tra questi, la società
Il Sestante
e Bnl Multiservizi, dell'omonimo gruppo bancario. Nulla di tutto ciò accadrà.


Il Contratto Saras II viene approvato il 26 giugno 1997 e inizialmente prevede per la raffineria lavori per 185 milioni, il 54% dei quali a carico dello Stato, con la creazione di 50 posti di lavoro. La Città dell' Innovazione, invece, ha un costo complessivo di 57 milioni di euro, (il 66% in agevolazione pubblica), con un obiettivo di 196 posti di lavoro. Mentre gli investimenti industriali giungono a termine nel 2002, la Città dell'Innovazione nasce già morta. I contrasti tra i soci e l' inadeguatezza scientifica dei partner portano a un ridimensionamento dell'iniziativa, che trova conferma nella riscrittura del contratto il 3 maggio 2001. Gli investimenti per la Città dell' Innovazione scendono da 57 a 34 milioni di euro con l'inspiegabile crescita in percentuale dell'agevolazione pubblica e dell'occupazione (che sale da 196 a 250 unità). Saras approfitta della rinegoziazione per aumentare anche gli investimenti per la raffineria a 220 milioni di euro, con un contributo pubblico che cresce da 101 a 112 milioni, a fronte di una nuova occupazione di 75 unità contro le 50 originarie. Manca ancora la verifica finale del Contratto (per la messa in liquidazione di Atlantis e il subentro nelle attività di un nuovo soggetto, la Saras Lab). Ma i numeri evidenziano ancora una volta come la raffineria sia l'unico interesse per la Saras. E come il secondo filone degli investimenti sia solo servito per diluire il costo affrontato dallo Stato per creare posti di lavoro. Su una spesa totale di 254 milioni di euro, l'87% è stato destinato all' impianto di Sarroch, come del resto è finito alla raffineria l'82% delle agevolazioni pubbliche (112 milioni su totale di 137 milioni). Gli investimenti in raffineria (111 milioni di euro) hanno creato 75 posti di lavoro per un costo unitario a carico del pubblico di 1,5 milioni di euro. Un'enormità se confrontato con la media di 109 mila euro per posto di lavoro dei 10 contratti di Programma siglati dal Cipe tra il '92 e il '99. Né il dato è destinato a diventare lusinghiero se anche in sede di verifica dovesse essere riconosciuta al Saras II la creazione di 250 posti di lavoro. Perché, anche in questo caso, il costo per ogni nuova unità di lavoro sarà di 421 mila euro, il quadruplo della media degli altri Contratti di Programma. Curioso anche il destino delle attività di Information Tecnology. La holding Atlantis finisce in mano ai soci de Il Sestante, mentre tutte le altre attività non liquidate passano o sotto Saras Lab o sotto Akhela, la società del gruppo Saras che ha raccolto l' eredità di tutte le controllate dal secondo al terzo Contratto di Programma.

3) Il Saras III. Nel terzo contratto di programma, gli investimenti in raffineria sono controbilanciati ancora una volta da iniziative ad alta intensità di lavoro, come la creazione di un call center, tra l'altro mai avviato. Si ripropone la scommessa sull'Information & Communication Technology. E, per questo, vengono rianimate società già finanziate nei passati contratti come Saras Ricerche, Sartec e Saras Lab.
Il contratto viene siglato il 10 giugno 2002. Prevede investimenti in raffineria per 92 milioni di euro (41,55 di sovvenzione pubblica) con la creazione di 22 nuovi posti di lavoro e investimenti nell' Ict per 23,4 milioni (10,34 a carico dello Stato) con una stima di 313 nuovi occupati entro il 2003. Mentre gli investimenti in raffineria vengono portati a termine nel 2004, con la proroga di un anno rispetto alla previsione, le altre iniziative, come nel Saras II, sollecitano i Moratti a rinegoziare il contratto «per intervenute turbative nel mercato del settore», compromettendo anche i finanziamenti industriali. Nel dicembre 2004, il Cipe firma il nuovo accordo. Il termine per gli investimenti è fissato a dicembre 2005, ma gli aiuti pubblici per la raffineria, a parità di posti occupati, scendono da 41,55 a 27,5 milioni, mentre quelli nell' Information technology da 10,3 a 2,9 milioni e i nuovi posti di lavoro da 313 a soli 55. Non è ancora stata redatta la verifica finale, ma come annota l'Unità di valutazione degli investimenti pubblici, si tratta di un nuovo fallimento. Su 85,91 milioni di investimenti, il 92% sono stati destinati alla raffineria, così come il 90% delle agevolazioni (27,5 milioni su un totale di 30,4). Ogni nuovo lavoratore della raffineria è costato allo Stato 1,25 milioni di euro, una media assolutamente al di fuori dei parametri di altri contratti di programma, controbilanciata solo in parte dai nuovi posti creati nell'Information technology.

Nel complesso, i posti di lavoro del terzo contratto Saras sono costati alle casse dello Stato 405 mila euro l'uno.

In conclusione, con i tre contratti, la società della famiglia Moratti realizza investimenti in raffineria per 508 milioni di euro, dei quali 197,17 ricevuti dallo Stato. Nelle attività collaterali (che non avrebbe mai intrapreso), investe complessivamente 83,8 milioni, ricevendone 58,2 dallo Stato. Dunque, una spesa netta di 25,6 milioni di euro per la Saras, a fronte di 197,17 milioni di euro pubblici
a fondo perduto (un finanziamento del genere, sul mercato, oltre a prevedere il rimborso del capitale, costerebbe circa il 5-6% l'anno in interessi).

(A fronte di tutto ciò... 'A Massimo, 'na festa scudetto la potevi pure offrì...)

21 commenti:

Anonimo ha detto...

però spruzza onestà da tutti gli orifizi...che signore!
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Anonimo ha detto...

ammazza a vichi quanto studi...ma andare un pò a figa???mai!!
vai massimo compraci qualcuno, poi un paio di "mila euro" se me li allunghi faresti felici le lasagne!!

montelli

Anonimo ha detto...

finalmente!!!!! basta che ora non ci scassate più il c.... con la vostra supposta integrità morale. perdete (salvo la breve parentesi di quest'anno) solo perchè il vostro sign presidente non capisce una minchia di pallone e si è sempre affidato a gente che ne capisce meno di lui.punto

Ps: certo a Vichi che un pò più di figa non ti farebbe male...

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Sor Vichi ha detto...

Critiche pertinenti, devo dire.
Che non raccolgo..

Comunque, sulla sfida secca di abbordaggio figa, quando volete. Me la gioco a mani basse in qualunque giorno della settimana.
Fuori da Peccara, s'intende. Lì, come il vecchio pugile Buck, ho perso i miei diritti da tempo..

Anonimo ha detto...

beh, lasignò, mo non ti lanciare!!
perdete, breve parentesi...ma và và

"il nostro obiettivo, è diventare, (pausa)-(doppia pausa) campioni del mondo(pausa) per club(faccia sorniona)" -Zio Fester direttamente dalla sardegna...."pippo mio, pippo mio"- "ma chi? ciro? oddio oddio oddio"...ammazza pelegatti, o pelagatti, o pelle e gatti..Scarpini docet se parliamo di commentatori faziosi...
ho recentemente scritto a Suma(merda) in quanto lo stile milan non si contraddice mai...in attesa di risposta mi congedo...

montelli

Anonimo ha detto...

montò ti consiglio un tanga volage!
se lo stringi bene secondo me può anche essere utile per combattere i tuoi problemi anali.... http://www.byintimo.com/it/produit/1460/tanga_volage.html
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Anonimo ha detto...

non si legge bene, non vorrei te lo perdessi...

http://www.byintimo.com/it/
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Anonimo ha detto...

per il bologgaro, invece penso sia più utile una vagina tascabile Jelly "un piccolo clone che imita in maniera molto realistica le labbra e l'orifizio vaginale".
ma lui già lo sa....

http://www.byintimo.com/it/
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le_jelly.html

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Anonimo ha detto...

lasignò la smitt a farti le pippette???

montelli

Sor Vichi ha detto...

Da quando ha riappeso il poster di Silvio sopra al letto, c'ha l'ormone imbizzarrito! So' ragazzi...

Anonimo ha detto...

leggendo il post su moratti, la prima parola che mi è venuta in mente è stata orifizi...l'ho buttata su google, "mi sento fortunato" e che mi esce? sito interessante...molte idee regalo natalizie e prezzi d'occasione!!!!!!!!!!!
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Sor Vichi ha detto...

Togli Silvio...

Anonimo ha detto...

e chi metto la Rosella? o la mummia di Franco?
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Sor Vichi ha detto...

La Sensi buttamela via!! E pure al vecchio Franco, dù botte..
(Come dice il buon Orlo: Franco Sensi, in coma vigile!)

Anonimo ha detto...

beh, la rosellla,due bottarelle, mica male la ragazza...
altrimenti un massimo "ciuffo" moratti, o un tronchetto provero...gente di classe, altro che ziofester

montelli

Sor Vichi ha detto...

Del Tronchetto dell'infelicità preferirei la panterona della consorte! Ma temo che quella sia roba da big bamboo..

Anonimo ha detto...

uè non fate incavolare il massimo eh.che se gli girano i maroni si compra la juve e ci fa giocare la primavera dell'inter!figa!Valder(rama)

Anonimo ha detto...

bravo valdo, fai il simpatico che ti conviene...
ma non gonfi più il petto quando parli del petroliere comunista?!? il paladino della giustizia, l'integerrimo depositario dei valori dello sport...
quando perdeva almeno faceva tenerezza, ora dopo uno scudetto di cartone sta diventando peggio di silvio (il quale, almeno, ci risparmia atteggiamenti da ultrà...)
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Sor Vichi ha detto...

State bboni... Nun famo 'a curva sudde..

Anonimo ha detto...

che arroganza.e dico solo questo.Valdo

Sor Vichi ha detto...

Come titolava Liberazione:
"L'arroganza del padrone"...