CHI E' CIO' CHE NON HA
… e alla luce di
un tempo che inizia
la luce di chi è
ciò che non sa
Pativo
la vista di quei vecchi
ebbri
della peggior modernità,
che
gridavano, impuniti come teppa,
dentro
telefoni, simboli di condizione
impugnati
con una preistorica devozione.
In
ognuno di essi, io trovavo riflessi
dei
giovani mistericamente ubbidienti:
atleti
proni sotto il peso rassicurante
del
conservatorismo più mortificante;
così
precoci nell’usucapire,
con
monogamica territorialità,
dell’adulto
l’inviolabile proprietà…
Quando
l’innocenza di quel patto criminale,
ratificato
da un pubblico e privato ufficiale,
legittimerà
ogni nostalgia di femminilità
–
sia di sangue, filiale,
o
d’adozione, coniugale.
Dov’era
l’antico
in
quei volti privi d’identità
per
corpi sottratti ad ogni età?
Dove
il moderno
nell’atavica
amnesia di apolidi
tra
stagioni ambite e rifuggite,
in
volontario esilio dalle proprie vite?
Ma
non chiesi, io tacqui
subendo
l’assenza di coraggio
ancor
più di un comune linguaggio.
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