23.7.13

CHI E' CIO' CHE NON HA

… e alla luce di un tempo che inizia
la luce di chi è ciò che non sa


Pativo la vista di quei vecchi
ebbri della peggior modernità,
che gridavano, impuniti come teppa,
dentro telefoni, simboli di condizione
impugnati con una preistorica devozione.

In ognuno di essi, io trovavo riflessi
dei giovani mistericamente ubbidienti:
atleti proni sotto il peso rassicurante
del conservatorismo più mortificante;
così precoci nell’usucapire,
con monogamica territorialità,
dell’adulto l’inviolabile proprietà…
Quando l’innocenza di quel patto criminale,
ratificato da un pubblico e privato ufficiale,
legittimerà ogni nostalgia di femminilità
– sia di sangue, filiale,
o d’adozione, coniugale.

Dov’era l’antico
in quei volti privi d’identità
per corpi sottratti ad ogni età?
Dove il moderno
nell’atavica amnesia di apolidi
tra stagioni ambite e rifuggite,
in volontario esilio dalle proprie vite?
Ma non chiesi, io tacqui
subendo l’assenza di coraggio
ancor più di un comune linguaggio.

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