3.12.11

MI DICHIARO PRIGIONIERO POETICO

A chi ancora non abbia lavoro,
quest'alibi incrollabile d'ogni omicidio personale
A chi ormai abbia finito di cercarlo
perché stremato dal proprio disgusto
o per solo etico, individuale atto estremo di lotta sociale
A chi non sappia ambire a produrre
più di quanto non consumare...
Ogni pensiero, speranza, nostalgia, parola
sull'uomo e la sua assenza verranno cacciate in gola
dalla società, quell'operoso consorzio di simili alleati
che si governano a vicenda, nel fiero sdegno della propria essenza,
nell'inappellabile condanna di quel pensiero, la sua oscena esistenza...
A chi non abbia ancora un ruolo,
la sola sorte di braccato sovversivo
nella clandestinità poetica del restar vivo.
E se mai un giorno, per imperdonabile candore
di figlio, invocasse dignità all'incomprensione d'un genitore,
l'avrebbe forse condannato a suo più pentito delatore.


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