19.12.11

GLI ANNI INGIUSTI

"C'erano due ragazzi allora nella città, ed erano amici la notte e il giorno.
... Forse, furono proprio quelli gli anni giusti: 
gli anni in cui quei due individui camminavano nelle strade, nelle piazze e nei giardini della loro città."



C'era voluta la scuola, lei ed i suoi anni, 
per tenerci ancora insieme,
al di fuori della stupida crudeltà
di quel recinto mondano 
che già scalpitavamo per disegnarci intorno
tra le luci e i fumi della notte da grandi.


Poi, saremmo stati sconosciuti.
Presto, si sarebbe stati sconosciuti,
ogni giorno,
per tornare amici alla sera.
Dentro bar non più popolari 
dove la birra si divideva.
Ciarlieri sentimentali
finché c'erano bottiglie da scolare,
tazze da far schioccare, 
pacche, abbracci come ore, anni 
da consumare.
Soltanto al tramonto, 
nutriti d'alcool, di nuovo incuranti, lontane
diarree, emicranie, solitudini o grida di madri,
una volta ancora incoscienti del domani
che puntuale e zelante, implacabile come un esattore,
avrebbe bussato negli intestini, sulle fronti,
tra spiragli di tapparelle, ai vetri delle porte.
Solo ormai gonfi e caldi,
su lingue estranee come da calmanti,
la vita e il suo senso si dovevano nominare, inquisire, condannare.


Nessun commento: