VECCHI ESTRANEI
Avevo sempre, ottusamente
quanto vigliaccamente,
cercato di nascondermelo,
ma una sera, nella solitudine
d'echeggiante silenzio condominiale
in un ennesimo buio soggiorno estraneo
e impersonale quanto una stanza d'ospedale,
illuminato distrattamente dai fari delle auto
e dai lampioni del viale sottostante,
mi fu detto chiaro da tutto ciò che mi circondava
e che sembrava proteggermi con riluttanza
non dissimulata: la causa della mia solitudine
e il sordo rifiuto che da sempre le avevo opposto,
avevano una comune origine.
Ed era la mortificante innegabilità
che la mia compagnia non fosse delle migliori.
Utile, forse, a conoscere qualcosa della vita,
ma del tutto inadatta alla sua frequentazione.
Avevo sempre, ottusamente
quanto vigliaccamente,
cercato di nascondermelo,
ma una sera, nella solitudine
d'echeggiante silenzio condominiale
in un ennesimo buio soggiorno estraneo
e impersonale quanto una stanza d'ospedale,
illuminato distrattamente dai fari delle auto
e dai lampioni del viale sottostante,
mi fu detto chiaro da tutto ciò che mi circondava
e che sembrava proteggermi con riluttanza
non dissimulata: la causa della mia solitudine
e il sordo rifiuto che da sempre le avevo opposto,
avevano una comune origine.
Ed era la mortificante innegabilità
che la mia compagnia non fosse delle migliori.
Utile, forse, a conoscere qualcosa della vita,
ma del tutto inadatta alla sua frequentazione.
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