23.11.11

PADRI PRATICANTI

Li vedi, alle ormai borghesi otto del mattino,
con sguardi estranei, come indignati
d'alba: quei lustri musi gonfi
di eterni figli fuorisede, ribelli solo
nel folto carciofo scomposto
- stizzosamente domato o tronfiamente inarcato
a scialacquone spatolate di lucidissimo mastice -
esibire, accidioso e disinvolto, l'intimità di seconda generazione
con il sonno più fondo, con il cafferino già girato
tra coltri ancora tiepide rovesciate nobilmente,
con la prima ultra slim baciata nell'esausto mestiere
che si riserva ad una promessa, storica fidanzata.
Li vedi trascinare come forse i loro padri, tutt'ora,
carriole gelide e fangose o roventi e polverose
in quel che resta di un'Italia rurale e vergognosa
come i loro palmi di terra callosa.
Li vedi trascinare con mani larghe ma inutili,
di unghie fragili ma ben disegnate,
fardelli di figli smilzi e tossicchianti come foglie,
doveroso impaccio fugato nella fierezza dell'altra mano
stretta sulla pelle inebriante di cartelle
così elegantemente snelle di zelanti praticanti,
impeccabili nullafacenti.


Nessun commento: