7.6.11

NOI NO

Noi sogni di poeti”


A te,
che quella mattina in classe
pensavi, forse, già agli esami.
A te,
che tra disagio e pena sapevi
d'abitarmi questi pensieri.

Quella mattina in cui vagai
nelle strade vuote del tuo quartiere.
Vecchie piccole case
ancora chiuse, quasi estate.
Dietro le tende tirate
noi, da grandi,
come se le avremmo mai abitate.

E un tempo c'era stato,
senza vergogna ti avevo pensato
farti grande nei luoghi
in cui avevi dovuto essere piccola.

Ma ormai sapevo,
e allontanavo quel domani
insieme con il pensiero:
non lì, né con me
avresti voluto
diplomarti in fretta
e via, andare.

Un solo saluto
senza voltarti, ricordare.

Poi comprai qualcosa
nella pasticceria mesta, polverosa
che non sarebbe mai stata nostra:
delle paste la domenica mattina,
il gelato quando fa sera,
le dita bollenti quando fuori gela.

Con quel sacchetto in mano, l'apprensione di sciuparlo,
salutai la tua strada, la casa, il cielo
che ancora si lasciava confondere con il mare.

Venni ad aspettarti davanti a scuola:
quel misero pensiero tra le mani stretto,
quel lieve addio in fondo al petto.

Oggi, a scriverle,
è solo ricordo
anche il rammarico
di non averle avute allora,
queste o altre parole.
Come in Dio, non trovare
porta a credere, a sperare.
E in quel tempo io credevo
nelle parole che non avevo.

Ma oggi so che tutto ciò
che restò in me, soffocato
non tacque invano, non fu peccato.
Non avevo, né c'erano parole
che le nostre vite avrebbero cambiato.

Perché è vero,
le parole sono tutto ciò che abbiamo.”
Ma raramente
quel tutto colma il niente.

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