18.4.11

Habebamus Nanni

"Il cinema non si fa così, perché si hanno delle idee..."

Michele Apicella - Sogni d'oro


La messa è finita? 

Quando - correva l'anno 1998 - scoprii Nanni Moretti, egli era già un intoccabile della "cultura" italiana, sinistroide e non. Avrei così benedetto non poco il mio anacronismo esistenziale, e relativo candore cinematografico, che mi avevano concesso di amare Bianca libero da antipatie o sudditanze aprioristiche, ancora oggi commuovendomi fieramente dinanzi a quel grido di alienato dolore ed intatti - caso raro anche nelle sensibilità artistiche - pudore e dignità. 
Pochi altri i miei personali indimenticabili, dopo quell'esordio: senz'altro l'irripetibile necessarietà di Ecce bombo, meno la goffaggine a tratti straziante de La messa è finita, maggiormente le audaci sgrammaticature di Sogni d'oro; apprezzabile l'intenzione, infine, di cauta svolta nel variamente sapiente La stanza del figlio. Inutile Aprile ed odioso il - pluriosannato, manco a dirlo - Caro diario. "Film" riassumibile nella chiosa di un cineasta amico mio, che cito a braccio: 'Avrebbe stroncato la carriera a qualsiasi esordiente!'

Quanto al Moretti personaggio, intra ed extrafilmico, esulando dalla questione di diritto-dovere civico dei Girotondi, ed al netto delle pruriginose curiosità salottiere à la Dandini - pasciute braccia iniquamente sottratte all'insaponatura in qualche salone di acconciatura - direi, alquanto lapalissianamente, che se le tue creature hanno gambe per camminare da sole, tu padre puoi permetterti di essere e di fare quasi tutto ciò che vuoi - eloquente in tal senso, anche se non verificata, quella del ritardatario arrivo morettiano in una sala, e della pretesa, immaginabile isterica dato il soggetto, di far ripartire dall'inizio la proiezione - ma al primo figlio rachitico che ti scappa, non si può neppure negare alle masse che, si sa, sono tendenzialmente forcaiuole, il diritto di pubblica lapidazione - beninteso, intellettuale - a partire dal primo livoroso Ghezzi sino all'ultimo scostante tesserato di Blockbuster - ammesso ne esistano ancora.

A  proposito, dunque, di nati settimini ("Sformato è sformato: sembra un aborto!" - avrebbe ammesso il Conte Mascetti), veniamo finalmente a questo Habemus Papam. Fiacco, noioso, non regge alla distanza: né in termini di sviluppo di un'idea iniziale tutto sommato fertile, oltre che - ma non ho sufficiente cultura filmica per affermarlo - originale; né in termini di vis comica e straniante (ma credo che un Buñuel non mi perdonerebbe la bestemmia, dunque ritiro); né - e qui c'entrano poco filo o anticlericalismo, ma piuttosto un minimo di amore per la filologia - la rappresentazione indifendibilmente semplicistica di una società in parte segreta, dunque complessa e potenzialmente affascinante, come quella ecclesiastica. Capisco che dipingere porporati ed establishment vaticano solo come una massa di nonnini candidi ed arteriosclerotici, sia strada maestra per strappare - sparute, invero - risa di pancia (la caduta iniziale durante il blackout è degna del peggior Verdone o dei migliori Vanzina, a scelta) ma non appena gli isterici spasmi si smorzano - e per quanto mi riguarda ciò è avvenuto amaramente presto, anche a fronte dei 6 euro e 50 spillatimi - emerge impietosamente tutta la pochezza di sorta. Non è questione di timore reverenziale: mi figuro semmai i sollazzi di quegli annoiati nonnetti, più simili a quelli del nostro ex premier o dei quattro poteri della Salò pasoliniana, che dell'avventore medio di un dopolavoro: per ciò mi sarei aspettato un po' più di pudore in termini di didascalismo. Per carità, sempre compatibilmente con un congenito "narcisismo ai limiti dell'autismo" d'autore.

Ora, la tentazione di andare avanti ci sarebbe... Una su tutte: esimio Moretti, con tutto il rispetto per l'elaborazione umana del suo lutto da separazione, almeno autorialmente cerchi di farsene una ragione in tempo per la sua prossima fatica filmica, e risparmi così a noi incolpevoli, ed a lei stessa, una Buy francamente stucchevole, oltre che diegeticamente inutile. Ma lei mi è troppo caro, artisticamente parlando, per infierire sfrenatamente senza conseguenti rimorsi. In fondo anche le prime - rigorosamente false - Clarks le comprai in suo onore. Dunque chiudo con una nota, purtroppo ancora mesta, sull'unanimemente grande Piccoli: corale encomio con il quale posso concordare solo in parte, entro gli angusti confini della mia ignoranza dell'idioma transalpino. Cui, irrefrenabile, si associa un perché: perché, ad ogni suo minimo capolino cisalpino, lo si sbatte sistematicamente ad errare spaurito e pateticamente lunare per una sempre più odiosa Capitale? Beh, perlomeno nella circostanza ci è stato risparmiato il pedinamento della badante ante litteram Argento (Compagna di viaggio, n.d.a.). Sì, dai, quella dell'imprescindibile Scarlet Diva, L'Angelo della vendetta de noantri, Zora la pariola! A proposito... andò mette li dischi, mò?


2 commenti:

Anonimo ha detto...

caro sor,
dopo millenni torno a scrivere un qualcosa su questa pagina che se fosse meno virtuale comincerebbe ad avere un piacevole colorito giallastro. non ho visto il film ultimo del moretti, non mi attrae, ma so già che prima o poi non potrò sfuggirgli. ho visto invece con molto interesse questo per me inedito confronto tra nanni e mario. inevitabile la vittoria ai punti del secondo, sempre raffinato pensatore e stimolatore di punti di vista differenti, anche quando questi non siano condivisbili fino in fondo. fa un certo effetto rendersi conto, e io lo faccio da un po', come la nostra società che tutto sembra scoprire dal mattino a sera, è in verità sempre la stessa, ingolfata nei concetti e nei dibattiti, nelle crisi e nelle considerazioni sul futuro meno roseo di un fu che già a nominarlo ci piace di più, era più adatto ed elegante. sempre uguali, i discorsi sul cinema sono i discorsi su noi stessi, sul mondo occidentale e non solo, sulla cina che si avvicina, sul sogno americano che non c'è più e bla bla bla. nel frattempo noi nascemmo, di lì a qualche mese, e ci illudemmo fino in fondo dell'originalità del momento storico, della profondità della crisi intellettuale. solo una cosa è cambiata, monicelli non c'è più e il suo interlocutore interloquisce (l'ho scritto giusto?) solo con sè stesso.
potrei continuare per minuti ma il barfancazio non esiste più

un anonimo rbl del XXI secolo

Anonimo ha detto...

Caro Robbiello sempre giovane ma mai giovanilistico,
mi sa che inizierò a citarti più spesso nelle mie tirate paraintellettualoidi nonchè paraninfiche (per inciso, spero ti sia riconosciuto nel virgolettato, o me te stai a rincojonì pure tu?) Facezie a parte, il piacere, intellettuale e sentimentale, di quei pochi interlocutori come te resta intatto, al di là della frequenza delle sortite. Certo, se non ci fosse il buon Cirello a farmi compagnia... un poco leopardianamente solo mi sentirei, ma come diceva Bukowski "gli uomini più grandi sono i più soli" Sarà...
Venendo a Nanni, concordo con te che prima o poi potresti non riuscire a sottrarti alla visione: c'entra qualcosa con il desolato panorama del cinema italiano? Voglio dire, che non ci sono molti film di valore che arrivano nelle sale e allora finisce che uno se magna pure 'sta minestra? Nel mio caso è stato così... ma sono tutto sommato lieto: non avrei scritto righe così ispirate, sennò. Mi celebro da solo, oramai... ammazza come sto! Beh, spero di coinvolgerti vis a vis in uno dei miei pipponi che fanno scappare i commensali. Il bar Fancazio è chiuso ma il bar Serrone no, grazie al Sior! A proposito, tempo fa ho rivisto l'esordio di Amelio: Colpire al cuore. Che gran film e che grande Trintignant!

Sor uomo della strada... all'angolo di un cinema, speriamo