Come le ore fatali della domenica, tra la tarda mattinata e il dopopranzo, che giungono immobili come una condanna:
ore pallide, livide come volti, ore intrise di solitudine di stanze o vie vuote, di pena di binari o autostrade.
Su noi, lì, allora, nulla potevano: non eravamo loro, noi che partivamo per le montagne della tua infanzia, passando per una città morta come milioni di altre, per carrozzini e supermercati e auto in doppia fila che arrancavano mendicando un senso al loro essere lì.
Noi che attraversavamo il mondo senza essere di quel mondo, senza essere quel mondo.
ore pallide, livide come volti, ore intrise di solitudine di stanze o vie vuote, di pena di binari o autostrade.
Su noi, lì, allora, nulla potevano: non eravamo loro, noi che partivamo per le montagne della tua infanzia, passando per una città morta come milioni di altre, per carrozzini e supermercati e auto in doppia fila che arrancavano mendicando un senso al loro essere lì.
Noi che attraversavamo il mondo senza essere di quel mondo, senza essere quel mondo.
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