25.3.10

LE CASALINGHE DI TREVISO
O DELLE MIE TURPI INTIMITA'.

Schizzi d'astio sparsi dopo la mia ultima sortita al
cinematografo.

Il termine è sia omaggio alle perdute tradizioni che qualche sala (oddio, sala... tinello tutt'al più!) come quella del cinema
Asterope francavillese (Ch) continua a difendere: VIETATO INTRODURRE TELEFONINI (ma la vita non è un film, cantava quello...), sia polemica con l'orgia vintage in cui sguazza la pellicola in questione.

Stucchevolmente estetizzante l'ambientazione d'epoca. Chi scrive rammenta la proprietà commutativa faticosamente appresa alle elementari: la Russia con Al-Qaida, Aldous Huxley con Bret Easton Ellis... et voilà! Ma capisco che i cruscotti in radica delle Mercedes come li facevano una volta...


Un film (paroloni!) che rende insopportabile bipartisanamente, da xenofobi come da progressisti, l'universo omosessuale: mai un momento di realtà! Non tracce di tenerezza tra i due, figurarsi di erotismo (sapientemente recuperato nelle natiche implumi di un lunare discipulus): ed in una narrazione fondata sull'uso - iperparaculo, ma va? - del ralenti e del flashback, non mi pare difettuccio trascurabile.


L'incontro con il muso mozzafiato del chico di vita latino (di inconscia
memoria postspicegirl, forse): tra una scopiazzatura dei privati Idaho vansantiani e certi irrisolti Edipi almodovariani. Personalmente non sopporto l'originale spagnolo, figuriamoci il suo apprendista garzone ammericano.

Come l'inutile sapienza disturbante di
Kids e l'ancor più imbarazzante di Ken Park erano figlie di un fotografo di moda, dunque con una capacità di penetrazione del reale ai livelli di un'inchiesta di Vanity Fair (quelle col timer di lettura sulla tazza, al netto del bidet, per intenderci) così questo Uomo Singolo - e, rimando scontato quanto obbligato, a una (evanescente) dimensione - restituisce dignità ad ogni tentativo di eros non rigorosamente straight, come non se ne vedeva dai tempi dello scatto di orgoglio gaio nel monologo del giornalista, nonché intellettuale (ogni scarrafone...), "diverso" Barbareschi, nell'indimenticato Via Montenapoleone (Vanzina, 1986).

Detto questo, mi chiedo perché riesca a vedere solo il brutto. Forse perché per il bello, come per la vita, ci vuol coraggio: quello di salire su un autobus, ad esempio, invece di aspettare sempre il prossimo.


Da una fermata (soppressa...?)


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