28.1.09

Ultime volontà

"Mentre parecchi facevano l'università
Alcuni si impiccavano in garage
Lasciando come ultime volontà le poesie di Vian"


Le Luci Della Centrale Elettrica - Fare i camerieri










A tutti i ragazzi che son partiti con lo zaino in spalla
nella nebbia d’un mattino d’aprile
vorrei fare il monumento
a tutti i ragazzi che hanno pianto con lo zaino in spalla
gli occhi bassi sulla tristezza
vorrei fare il monumento

non di marmo, nè di cemento, nè di bronzo
che si fa verde sotto il morso acuto del tempo
un monumento del loro dolore
un monumento del loro terrore
e del loro stupore

ecco il mondo profumato, pieno di risa
pieno di uccelli blu, di colpo cancellato
da uno sparo
un mondo nuovo dove sotto un corpo che cade
s’apre una macchia di sangue.

Ma a tutti quelli che son rimasti coi piedi al caldo
nei loro uffici a calcolare
i profitti della guerra che hanno voluto
a tutti i grossi, tutti i cornuti che trascinano la pancia nella via
e contano, contano quei soldi.

A tutti quelli innalzerei il monumento adatto a loro
con la spranga, con la folgore, coi calci, coi pugni
con le parole che incolleranno alle loro rughe
ai loro doppi menti
marchio di vergogna e di fango.


A tous les enfants
- Boris Vian


17.1.09

Ai figli che non avremo

Un nuovo amore, letterario o musicale che sia, illumina da sempre la mia giovanenonpiùgiovane vita come nessun amore in senso romantico. Erano giorni che annusavo pigramente la tastiera - complice anche un nerboruto raffreddore che ha preso a calci in culo le mie rachitiche difese immunitarie... ed eravamo proprio in odore di amori in senso romantico: stavo per rivestire di compiaciuta nostalgia i panni di scapigliato in subaffitto e rievocare il periodo bolognese, in un maldestro tentativo di continuità ideale con la precedente seduta (auto)terapeutica - che si potrebbe rubricare sotto 'Provincia e provincialismo: luoghi geografici, luoghi interiori.'
Ma per fortuna dello sparuto fedele pubblico, la giovanenonpiùgiovane vita ha voluto accendere sul suo scostante interprete le Luci della centrale elettrica: voce e chitarre meravigliosamente nude, groppi in gola in agguato ma necessari, in questo Paese che non sapremmo più chiamare né raccontare
ai figli che non avremo.
L'Italia
di questi cazzo di anni zero.




http://lelucidellacentraleelettrica.blogspot.com/

5.1.09

Sian stati i libri o il mio provincialismo...

"La grazia o il tedio a morte del vivere in provincia"

Guccini
- Canzone quasi d'amore


"Morire la domenica... chiesa cattolica
Estetica anestetica... provincia cronica"

Baustelle - I provinciali








Non ricordo chi
(bluffo: era Pasolini) disse che il moralista giudica gli altri, mentre l'uomo morale giudica sé stesso.
Mi è tornato in mente mentre riflettevo,
dondolato dal vagone dell'espresso Milano - Pescara, sulla mia sorte di nato in provincia piuttosto che di provinciale.
La provincia: un luogo della mente oltre che, ahimè, geografico che mi ha accompagnato e ossessionato da sempre.
Dal vedere mio padre chiudere la valigia della domenica sera per guadagnare, tra la nostalgia che già cedeva il passo all'eccitazione, la sua strada per Roma; o sentire mia madre evocare la
gotica spettralità della Stazione Centrale come porta dolente verso la bottiglia d'orzata dove galleggiava... quando ancora Milano aveva la nebbia. Ad oggi due intatti esempi rispettivamente di nato in provincia, eternamente sedotto dell'alterità di una realtà più ampia forse proprio perchè figlio devoto alle proprie origini, e di provinciale che fatalmente ricerca ovunque vada il posto da cui viene e solo nella misura in cui riesca a rintracciarne o riprodurne le dinamiche, accetta il proprio esilio. Quella gente che resterà sempre pescarese dentro, per dirla con un pescarese passato con la stessa - credo faticosamente conquistata - disinvoltura da Roma a Milano.

Della provincia in cui sono nato e in gran parte vissuto ho sempre condannato non certo dimensioni o aspetto quanto l'ostilità nemmeno troppo dissimulata nei confronti di chi cerchi di ritagliarvisi uno spazio proprio. Sempre citando quel disinvolto pescarese ...in un presente infinito dove tutto sembra cambiare ma dove chi ci vive muore di noia.
Personalmente continuo a sperare - meglio, a progettare - di andarmene. Dove non so, e poco importa: so di poter facilmente incontrare la provincia a New York come a Londra ma so anche che là, per chi voglia ancora cercarlo, c'è pure altro.
Il nutrimento della propria ineluttabile natura di animale sociale senza quell'obbligatorio contorno di merda, quella anestetica rassicurante omologazione alla quale posti come questo da cui impreco non smetteranno mai di educare i propri figli.