2.6.07

I nostri schiavi



In un bigio sabato umido di pioggia e di retorica istituzionale, anche una pagina di Repubblica diventa un raggio di speranza. Di civiltà.

«Il
traffico di esseri umani finalizzato alla prostituzione è fra le priorità del Viminale. Per liberare le schiave del sesso, spesso minorenni, dai loro padroni sfruttatori, il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha ordinato ai Questori di tutta Italia di concedere loro il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, anche se non denunciano i loro sfruttatori (cosa che quasi mai fanno, per paura di ritorsioni dirette o sui familiari nei paesi d'origine). A segnalare i casi di tratta in schiavitù possono essere le associazioni umanitarie, gli uffici degli assistenti sociali dei comuni, le forze dell'ordine che vi si imbattano durante retate o indagini di polizia giudiziaria. La condizione essenziale per usufruire del permesso di soggiorno è la disponibilità della vittima - laddove sia stato accertato il suo stato ed il pericolo cui è esposta - ad affrancarsi dalle organizzazioni criminali e ad intraprendere, con l'assistenza delle associazioni, un percorso di reinserimento sociale.
Nel caso in cui si consegnasse nuovamente ai suoi sfruttatori, perderebbe automaticamente il permesso di soggiorno.

Dunque, anche i questori (oltre ai pm quando ci siano indagini) devono - dopo aver effettuato le verifiche - concedere i permessi di soggiorno. Inoltre, per vittime del traffico di esseri umani debbono intendersi non solo persone - spesso minorenni - costrette a prostituirsi, ma anche quelle sfruttate nel mondo del lavoro: dai romeni in pastorizia ed in agricoltura ai cinesi nel tessile, dai nordafricani nell'edilizia ai minorenni rom o slavi nelle attività di elemosina, fino agli orientali nei lavori domestici.
Il permesso di soggiorno consentirebbe loro soprattutto di accedere ai servizi sociali e quindi, a quei percorsi di tutela e programmi di protezione assicurati da associazioni umanitarie in collaborazione con gli enti locali».

Fin qui, la speranza. Di civiltà, appunto. Ma, dato che noi italiani civili lo siamo ben poco, provo ad ipotizzare i più immediati rovesci di medaglia:
1) L'opportunismo razzista dell'italiano medio, coi suoi: "Non c'hanno il lavoro gli italiani, però per questi tutte le porte aperte!"
O, variazione sul tema: "Se lo sapevo, mi mettevo a battere pure io, se poi il governo ti trova pure il lavoro.."
2) Sempre in tema di mostruosità di casa nostra, la preoccupazione dei collezionisti di brividi mercenari (su viali o divanetti che siano..) per la perdita di assortimento e/o impennata dei prezzi al dettaglio.
Stesso discorso per lo sfruttamento in ambito lavorativo.

3) Legata a quest'ultimo punto l'amara verità - pur strumentalizzata faziosamente nei discorsi da autobus cui supra - per cui in Italia lo sfruttamento lavorativo (ex lege con la cara Biagi, o nell'immenso sommerso del lavoro nero), ammesso che il lavoro si trovi, è la regola.
Cui si vedranno fatalmente consegnati questi liberti dei nostri tempi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

gente allegra....

montelli

Sor Vichi ha detto...

Il pel l'aiuta.
A' lazialeeee!!!!