29.6.13

Stati calmi e sottomessi

Ad oggi, ogni contratto sociale non presuppone alcun superamento, solo una regolamentazione dei rapporti di forza fondativi dello stato di natura. 

Osservo questo cane non mio, questo animale che tanto mi è caro, posto tra altri cani – in fondo sono io l’artefice di questa sua forzata “socializzazione”, dovrei ricordarlo anche alla mia ansia montante! Osservo come con alcuni dei suoi simili l’empatia sia immediata e, apparentemente, incondizionata (finché, mi suggerisce il mio pessimismo positivista, non dovessero spartirsi un riparo o del nutrimento, o anche solo l’attenzione di un padrone); con altri è istinto all’aggressione probabilmente fatale (un fenomeno dalla dinamica meno reciproca di quanto un incondizionato animalismo potrebbe far sperare: in questo, trovo che i cani si dimostrino animali non più nobili né ragionevoli degli esseri umani); con altri ancora c’è un iniziale avvicinamento guardingo, affidato al notorio olfatto più dotato del nostro, cui segue un preoccupante ringhiare e scoprirsi di denti. Trovo snervante, nella circostanza, la paternalistica saccenza con cui le altre persone commentano di solito il mio seguire gli eventi tenendomi il più possibile pronto ad intervenire, nel caso degenerino. Ritrovo tutta la stupidità delle convinzioni più radicate e, in fondo, rassicuranti, nel loro spiegarmi – assolutamente gratuito e non richiesto – che bisogna lasciare che i cani se la vedano tra loro, in simili casi: basta che stabiliscano una gerarchia, e che chi è destinato a stare sotto impari presto, a proprie spese. Di solito il silenzio è la massima forma di opportunistica cortesia che riesco a riservar loro, mentre i ricordi come al solito riaffiorano, eclissando per intensità gli stati d’animo del presente… ripenso così a quei campi estivi parrocchiali dove i miei continuavamo a spedirmi fiduciosi, nonostante lì subissi vessazioni, fisiche e verbali, largamente dimostrate. Ma ripenso anche alla scuola, alla pratica sportiva, alla vita in famiglia, alla “buona educazione” tutta imperniata sulla progressiva acquisizione di consapevolezza circa il proprio ruolo e quello degli altri. Ripenso alle varie forme di gerarchia insite o istituite nel mondo animale, e continuo a provare, se non amore, più pietà per un cane che per un uomo.

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