Ad oggi, ogni contratto sociale non presuppone
alcun superamento, solo una regolamentazione dei rapporti di forza fondativi
dello stato di natura.
Osservo
questo cane non mio, questo animale che tanto mi è caro, posto tra altri cani –
in fondo sono io l’artefice di questa sua forzata “socializzazione”, dovrei
ricordarlo anche alla mia ansia montante! Osservo come con alcuni dei suoi simili
l’empatia sia immediata e, apparentemente, incondizionata (finché, mi
suggerisce il mio pessimismo positivista, non dovessero spartirsi un riparo o
del nutrimento, o anche solo l’attenzione di un padrone); con altri è istinto all’aggressione
probabilmente fatale (un fenomeno dalla dinamica meno reciproca di quanto un incondizionato
animalismo potrebbe far sperare: in questo, trovo che i cani si dimostrino animali non più nobili
né ragionevoli degli esseri umani); con altri ancora c’è un iniziale avvicinamento
guardingo, affidato al notorio olfatto più dotato del nostro, cui segue un
preoccupante ringhiare e scoprirsi di denti. Trovo snervante, nella circostanza,
la paternalistica saccenza con cui le altre persone commentano di solito il mio
seguire gli eventi tenendomi il più possibile pronto ad intervenire, nel caso
degenerino. Ritrovo tutta la stupidità delle convinzioni più radicate e, in
fondo, rassicuranti, nel loro spiegarmi – assolutamente gratuito e non
richiesto – che bisogna lasciare che i cani se la vedano tra loro, in simili
casi: basta che stabiliscano una gerarchia, e che chi è destinato a stare sotto
impari presto, a proprie spese. Di solito il silenzio è la massima forma di opportunistica
cortesia che riesco a riservar loro, mentre i ricordi come al solito
riaffiorano, eclissando per intensità gli stati d’animo del presente… ripenso
così a quei campi estivi parrocchiali dove i miei continuavamo a spedirmi
fiduciosi, nonostante lì subissi vessazioni, fisiche e verbali, largamente
dimostrate. Ma ripenso anche alla scuola, alla pratica sportiva, alla vita in
famiglia, alla “buona educazione” tutta imperniata sulla progressiva
acquisizione di consapevolezza circa il proprio ruolo e quello degli altri. Ripenso
alle varie forme di gerarchia insite o istituite nel mondo animale, e continuo
a provare, se non amore, più pietà per un cane che per un uomo.
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