20.8.09

La sera andavamo su Facebook

Non ho mai particolarmente amato la profetica canuta barba di Scalfari. Almeno, non abbastanza da includerlo nel circolo dei miei babbi di adozione intellettuale. Ma la palla al balzo per scimmiottargli la citazione retrò quando mi ricapitava? Del resto, via Veneto o lo struscio informatico più imprescindibile degli ultimi anni, cosa cambia? Tanto, o forse poco. A ciascuno il suo, direbbe uno che invece ci sguazza nella genitorialità elettiva del sottoscritto. Comunque, ginnastiche sociologiche à la Vanity Fair - titolabili, non so, "la vita dopo Facebook" - le lascio a chi almeno a fine mese ci si paga le bollette (o, se gli staccano la luce, c'ho piacere!)
Io mi limito a registrare che nell'atto di pigiare quell'austero tasto di non ritorno salvo ripensamenti (concetto attuale come pochi, ne converrete) ho provato, prima ancora della tanto attesa leggerezza di quello che dopo anni trova il coraggio di sfidanzarsi, un freddo filo di vento interno, horror vacui direbbe chi gliela rimolla. Il che non ha potuto che affrettarmi all'uscita.

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