19.5.07

La notte della repubblica

"Mai una rivoluzione
che si compia,
nel nostro Paese.
Nulla che arrivi a compimento.
Il che significa una difficoltà
di rapportarsi col tragico.
Con la complessità."

Goffredo Parise







Recentemente edito da Mondadori
Spingendo la notte più in là
del giornalista di Repubblica Mario Calabresi, figlio del commissario di polizia Luigi Calabresi, assassinato il 17 maggio 1972. Omicidio di cui sono stati riconosciuti colpevoli
Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri.


«
Perché la sinistra tutta non condanna decisamente il terrorismo? - si chiede Calabresi -
C'è una generazione che dovrebbe fare i conti con la degenerazione violenta di quegli anni. Io penso che vada ricordata la morte dell'anarchico e la famiglia che lasciò orfana. Ma il meccanismo di mettere in relazione Pinelli e Calabresi andrebbe cancellato. La sentenza del giudice D'Ambrosio mi sembra scritta e argomentata molto bene. E lui scrisse che Pinelli morì cadendo per un malore».

- Pinelli, secondo l'inchiesta, sarebbe caduto dalla finestra dell'ufficio del commissario Calabresi, presso la questura di Milano, in seguito ad un malore attivo. Lo stress degli interrogatori, le troppe sigarette a stomaco vuoto uniti al freddo che proveniva dalla finestra aperta gli avrebbero causato un malore e Pinelli, invece di accasciarsi, avrebbe spiccato un balzo in avanti, fuori dalla finestra. Nella sentenza si legge inoltre che "L'istruttoria lascia tranquillamente ritenere che il commissario Calabresi non era nel suo ufficio al momento della morte di Pinelli".

Si noti, inoltre, che il fermo di Pinelli era illegale perché egli era stato trattenuto troppo a lungo in questura: il 15 dicembre 1969 (la data della sua morte) egli avrebbe dovuto essere libero oppure in prigione ma non in questura, infatti il fermo di polizia poteva durare al massimo due giorni.
Altre incongruenze contestate alla versione ufficiale: l'ambulanza sarebbe stata chiamata alcuni minuti prima della caduta, Pinelli non avrebbe urlato durante la caduta, avvenuta quasi in verticale (quindi probabilmente senza lo spostamento verso l'esterno che ci sarebbe stato se si fosse lanciato), pur avendo sbattuto contro i cornicioni, sulle mani non avrebbe avuto nessun segno che mostrasse tentativi (anche istintivi) di proteggersi dalla caduta; gli agenti presenti forniranno nel tempo versioni leggermente contrastanti sull'accaduto (in una di queste sostennero di essere riusciti ad afferrarlo, ma di non essere riusciti a trattenerlo, motivando quindi la caduta in verticale senza spostamento dovuto all'eventuale slancio) e infine le dimensioni della stanza, la disposizione dei mobili e delle sedie per l'interrogatorio avrebbero reso difficile gettarsi dalla finestra in presenza di poliziotti. Secondo una delle diverse versioni date dalla Questura, nel tentativo di trattenere Pinelli per impedire la caduta dalla finestra, nelle mani di un poliziotto sarebbe rimasta una scarpa del ferroviere, che sarebbe quindi una prova del fatto che i tentativi di trattenerlo erano avvenuti, ma in realtà quando il ferroviere fu raccolto sul selciato indossava ancora entrambe le scarpe.

Chiede un lettore: crede che suo padre sia stato ucciso da quello Stato per cui lavorava?

«Ucciso no, ma che sia stato lasciato solo assolutamente sì, è vero. Non aveva scorta.
Fu lui a querelare Lotta Continua, non il ministero dell'Interno. Non venne difeso».

4 commenti:

Anonimo ha detto...

LA BALLATA DEL PINELLI

(testo di G. Barozzi, F. Lazzarini, U. Zavanella
rielaborato, ampliato e musicato da J. Fallisi - 1969)


Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
Brigadiere apra un po' la finestra
E ad un tratto Pinelli cascò.

"Commissario io gliel'ho già detto
Le ripeto che sono innocente
Anarchia non vuol dire bombe
Ma eguaglianza nella libertà."

"Poche storie indiziato Pinelli
Il tuo amico Valpreda ha parlato
Lui è l'autore di questo attentato
E il suo socio sappiamo sei tu"

"Impossibile" – grida Pinelli –
"Un compagno non può averlo fatto
Tra i padroni bisogna cercare
Chi le bombe ha fatto scoppiar.

Altre bombe verranno gettate
Per fermare la lotta di classe
I padroni e i burocrati sanno
Che non siam più disposti a trattar"

"Ora basta indiziato Pinelli"
– Calabresi nervoso gridava –
"Tu Lo Grano apri un po' la finestra
Quattro piani son duri da far."

In dicembre a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
È bastato aprir la finestra
Una spinta e Pinelli cascò.

Dopo giorni eravamo in tremila
In tremila al tuo funerale
E nessuno può dimenticare
Quel che accanto alla bara giurò.

Ti hanno ucciso spezzandoti il collo
Sei caduto ed eri già morto
Calabresi ritorna in ufficio
Però adesso non è più tranquillo.

Ti hanno ucciso per farti tacere
Perché avevi capito l’inganno
Ora dormi, non puoi più parlare,
Ma i compagni ti vendicheranno.

"Progressisti" e recuperatori
Noi sputiamo sui vostri discorsi
Per Valpreda Pinelli e noi tutti
C’è soltanto una cosa da far.

Gli operai nelle fabbriche e fuori
Stan firmando la vostra condanna
Il potere comincia a tremare
La giustizia sarà giudicata.

Calabresi con Guida il fascista
Si ricordi che gli anni son lunghi
Prima o poi qualche cosa succede
Che il Pinelli farà ricordar.

Quella sera a Milano era caldo
Ma che caldo che caldo faceva
Brigadiere apra un po’ la finestra
E ad un tratto Pinelli cascò.


cy

Anonimo ha detto...

Diavolo d'un Cirello..
M'hai fatto quasi commuovere, perdio!
Per un attimo m'è quasi parso
di vederla, che illuminava l'aria,
la fiaccola dell'Anarchia.

Rispetto per le salme, per carità.
Di un ferroviere come di un comissario.
Che forse, da morti, gli uomini sono davvero tutti uguali..
Ma da vivi, fortunatamente,
ancora no.

Sor

Anonimo ha detto...

allora scaricati subito la versione live di claudio lolli.
e vedi un po' se riesci a togliere quel quasi alla tua commozione.
cy

Anonimo ha detto...

Grazie pe' la dritta Cirè!
Allora tu, se non ce l'hai già, scaricati Agosto di Claudio Lolli...
e fai quel cacchio di modello unico!!!

Sor