Un bel giorno, nella sala d'attesa del mio familiare medico
generico, riconosco in un'elegante mummia la mia maestra elementare. Lei
mi fissa: nello sguardo annebbiato dall'inoffensività che la avvolge,
intermittente come
un semaforo notturno brilla ancora un certo acume; mentre io
non so recitare neppure una credibile indifferenza, nel mio fare il vago. Mi turba
il ricordo della sua cattiveria quanto l'evidenza della longevità che credo ne
derivi. Ma, soprattutto, la nausea per i postumi dei suoi insegnamenti
istintivi, e
forse involontari… Come quando si rivolgeva ai meno svegli o studiosi tra noi:
ribattezzandoci bestio se
maschio e bestia se
femmina. Impersonandola, mi ha spiegato più lei, sulla ferocia umana, di
qualunque voce o pagina che la
condannassero a parole. Non esistono buoni o cattivi maestri, semmai maestri o
maldestri; dei secondi, in genere, sono zeppe le aule: di scuola come di tribunale.
40 anni
4 anni fa
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