Quante volte abbiamo assistito o preso parte a questioni oziose/pelose circa la poeticità della musica?
E giù ad arrovellarci/accalcarci su un De Andrè, o chi per lui, poeta sì/poeta no. Con le irrinunciabili esibizioni snobistico-dementi di chi
'No, beh... attenzione: la poesia è ben altro!'
Tutto ciò mi ha sempre fatto allegramente incazzare (ma va?) ma di un incazzo informe e, dunque, fatalmente impotente. Ma sono giunto, finalmente, ad una forma: la confusione, e relativa vacua speculazione, nasce a mio parere dal significato che si attribuisce al significante poesia: se la intendiamo come categoria estetica, e nello specifico letteraria, pare ovvio che musica, pittura, prosa, non siano poesia.
Sarebbe una contraddizione in termini, un ferro ligneo per dirla con Heidegger - riferendosi alla filosofia cristiana, lui, ma questa è un'altra storia - Ma se invece per poesia intendiamo una categoria dello spirito, fondativa o evocativa dello spirito stesso, il nominare originario dei poeti, sempre per abbeverarci alla fonte heideggeriana, ecco che le pelose questioni di cui sopra palesano tutta la loro inutile ignoranza.
E possiamo tranquillamente affermare che 3 minuti di buon post rock, o come diavolo si chiama tra quelli con gli occhiali di corno, possono essere molto più poesia di un lezioso endecasillabo. Possono essere molto più necessari all'umanità per rintracciare il suo essere o per non smarrirlo, di innumerevoli dottorandi di ricerca, che passano oramai per le università con tutto tranne che con "occhi freddi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane tra gli eruditi della guerra."
Ah, la montata in cathedra testè conclusa è "colpa" di questi qua, se con qualcuno ve la voleste pigliare:
Dicevi che i tuoi amanti
erano specchi infranti
dal riflesso del tuo disincanto
Massimo Volume - Avevi fretta di andartene
40 anni
4 anni fa
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