QUEI SILENZI DI MEUDON
e, chiedendomi se ci fosse mai stato, ho
visto lei
appena dietro di noi, come per non
disturbare:
lacrime discrete, rispettose di te e di me,
di tutto quel che avevamo da dirci…
Credo di averla stretta vicino, allora,
ed ascoltato la sua voce mormorare
'Voglio lasciargli dei fiori.'
Così ti abbiamo salutato senza dirti addio
ed abbiamo vagato nel gelido silenzio
di linde strade vuote da villaggio svizzero
dove non c'erano fiori da cogliere né
comprare…
Lei si è lasciata convincere a rinunciare,
forse più da quell'orrendo decoro
residenziale
che da me, a ripeterle che tu non avresti
voluto:
i fiori nei vasi sono animali nelle gabbie,
ci sarebbero valsi la fine di Parigi e dei suoi circhi!
ci sarebbero valsi la fine di Parigi e dei suoi circhi!
Per poi lasciarli dove tu non ti saresti
mai fermato,
tu che dovevi già essere chissà dove, oltre
che in noi…
In fondo, ci eravamo detti tutto, no?
Ci eravamo trovati per una volta ancora,
laggiù al fondo delle cose… ed ora non si
poteva,
non si doveva più tornare indietro.
Mancava solo la tua ultima casa, lì
arrampicata
a contemplare la Senna che scorre come gli
anni.
Route des Gardes, un vialetto d'erba e
sassi
prostrato sotto le ruote dei nuovi
incuranti padroni;
quel vecchio cancello, malfermo ma lì al
suo posto,
a tenerci fuori come curiosi e seccatori,
costringendoci ad immaginare un ricordo di
te…
nel giardino tra gli animali, dietro ai
vetri appannati,
tra le ceneri cadute dal capo di assassini senza volto,
tra le ceneri cadute dal capo di assassini senza volto,
o al tuo “banco di lavoro”, dando in pegno
tutto il sangue
per sedurre quelle ultime pagine bianche
prima del punto e della pace… lì, dall'altra parte della vita.
A Cris.
Prendo
in prestito le parole, per dirti che non sarei stato niente senza di te;
né
avrei mai creduto che potesse esserci ancora vita nella mia esistenza.