28.5.13

Il coraggio, uno non se lo può dare.

All'indomani di questo subitaneo ritorno alla realtà, solo amarezza e rabbia per essersi così infantilmente illusi. Illusi che per questo Paese ed i suoi arroganti sudditi - ossimoro solo apparente - l'idea di politica e di partecipazione possano essere qualcosa di più pulito della partitocrazia, con i suoi proclami miracolistici ed il suo borbonico clientelismo (che a livello locale sfoggia la sua migliore inossidabilità). Ci siamo sbagliati (mi ostino al plurale perché ancora voglio credere in pochi degni di un 'noi') ma forse non avremmo neppure dovuto tentare? Interrogativo che potrebbe estendersi sino ad acquisire una valenza esistenziale...


24.5.13

SONO UNA DONNA, NON SONO UNA SANTA

… Ti annoi perché sei noioso!


Mai fatto mistero della noia che mi bracca ad incalzante intermittenza. Ennesima prova, in tal senso, sono queste righe in cui lascio finire nientemeno che quel Franceschini lì: uno indignus persino della barba di cui si fregia da qualche tempo. La sua recente è una comprensibile parabola di medietà (semivecchio sensibile agli umori di ascella semigiovane) che tuttavia si rende avvilente per l'odiosa sfumatura elitaria: non tutti i suoi coetanei, specie in tempo di crisi, suppongo possano permettersi di assecondare le proprie legittime pulsioni erotiche, lusingando economicamente l’oggetto del desiderio prostituente! Parabola tale da suggerirmi un altrettanto banale pensierino - politico, per così dire. Al di là delle ormai indubbie connivenze, si spiega sempre meglio perché la sedicente Sinistra non la spunti mai contro Lolito, riducendosi a portargli l’acqua con le orecchie (immenso Guzzanti figlio, unica assoluzione per Guzzanti padre!): perché questi sinistri sinistroidi sono, finanche sotto il profilo gaudente, la scopiazzatura bigotta e nevrotica del Cavaliere Marchese.
Al pensierino politico si è poi accompagnato un interrogativo di economia spiccia: ci sarà mica un nesso eziologico tra allargamento del divario tra ricchi e poveri nel mondo, ed allargamento di certe cosce femminili in questo medesimo mondo divaricato? Al professor Bagnai l'ardua sentenza...

P.S.
A chi dovesse a sua volta chiedersi se, nelle mie più intime determinazioni, la sopracitata semigiovane non sarebbe oggetto di monta a pelo o in stile western, risponderei candidamente che sì, senza indugio! E con (doverosa) severità accresciuta dalle dinamiche di meretricio testé denunziate. (Faccio ammenda per la citazione filmica: forse non all'adolescenziale Franceschini, ma di certo al "cinefilo" Veltroni, essa potrebbe risultare oltremodo didascalica circa la componente freudiana di chi scrive...)


21.5.13

Una gran voglia di ridere... irresistibile!

"Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati"

Sentenzia il poeta laureato Magrelli dalla sua cathedra catodica, suppergiù recitando: 'Il valore che è doveroso tributare alla gucciniana Incontro, sta tutto nella proficua commistione di parole e musica. Altrimenti, preso da solo, il testo mi farebbe ridere!'. E facce ride pure a noi...

L'abbraccio 


Tu dormi accanto a me così io mi inchino
e accostato al tuo viso prendo sonno
come fa lo stoppino
da uno stoppino che gli passa il fuoco.
E i due lumini stanno
mentre la fiamma passa e il sonno fila.
Ma mentre fila vibra
la caldaia nelle cantine.
Laggiù si brucia una natura fossile,
là in fondo arde la Preistoria, morte
torbe sommerse, fermentate,
avvampano nel mio termosifone.
In una buia aureola di petrolio
la cameretta è un nido riscaldato
da depositi organici, da roghi, da liquami.
E noi, stoppini, siamo le due lingue
di quell'unica torcia paleozoica.


(Valerio Magrelli)


15.5.13

NOI NO

Noi, sogni di poeti.



A te
che quella mattina, in classe,
forse tremavi già per gli esami.
A te
che tra disagio e pena sapevi
di esistere in questi soli pensieri.

Quel giorno in cui vagai
nelle vie vuote del tuo quartiere.
Piccole vecchie case
ancora chiuse, quasi estate;
una finestra e due adulti: noi,
come se avremmo mai condiviso
anche uno scorcio d’orizzonte, di sorte.

Eppur quanto vi avevo indugiato…
senza vergogna romanzato
vederti grande negli stessi luoghi
in cui avevi dovuto essere piccola.

Ma ormai sapevo,
e allontanavo quella verità
buona soltanto per la realtà.
Non lì o con me
era la tua speranza,
quanto di diritto maturare
prima di poter emigrare;
lasciando solo un saluto
senza voltarti, ricordare.

Così comprai qualcosa
nella polverosa pasticceria
che non divenne nostra,
sarebbe rimasta mia
- una pasta la domenica mattina,
il gelato quando fa sera,
le dita bollenti mentre fuori gela.

Con quel sacchetto in mano,
l'apprensione di non sciuparlo,
io salutai la tua strada, la casa, il cielo
che ancora lasciava confondersi nel mare.
Per ritrovarmi davanti alla scuola,
quel povero pensiero tra le mani stretto,
quel lieve addio in fondo al petto,
cercando i tuoi nel vuoto di tanti occhi.

Oggi, a scriverle,
è solo un ricordo,
com’è il rammarico
di non aver avuto allora
queste o altre parole.
Similmente a Dio, non trovare
porta a credere, invocare.
E in quel tempo io credevo
nelle parole che non avevo.

Ora so che tutto ciò
rimasto in me, soffocato,
non tacque invano, non fu peccato:
non c'erano parole
che le nostre vite avrebbero cambiato.

Perché se vero
che le parole sono tutto quel che abbiamo,
raramente quel tutto colma questo niente.




A V.
e i capelli che potei sfiorare su quell'ultimo bus,
sospeso tra pregare non ti svegliassi e sperare non dormissi

13.5.13

Si sfugge a ciò che non si comprende?

Ultimamente assistiamo ad un gran parlare di violenza sulle donne. Bene che se ne parli, male che ce ne sia motivo. Detto ciò con correttezza politica ai limiti del lapalissiano, mi piacerebbe sottoporre, ad un'ideale interlocutrice credibile, la seguente questione: ma di quanto tempo ha bisogno una qualunque donna - storicamente così esposta ad ogni aspetto del maschile - per riconoscere in un maschio un uomo mancato e, dunque, potenzialmente anche distruttore?
Beninteso, uno spiccato sesto senso per l'impotenza di una tale violenza, non risolverebbe comunque il problema. Perché nulla potrebbe, comunque, sull'irresistibile forza attrattiva esercitata dall'Eros: cui ci si consegna, da parte della donna, con maggiore consapevolezza dell'uomo, forse, ma pari ineluttabilità. 

10.5.13

Evoluzioni

"La Democrazia Cristiana non si lascerà processare nelle piazze."
E la Magistratura, invece?

7.5.13

Ma io lascio che le cose passino e mi sfiorino...

Se ne va il Divo. 
Ci sarà da fidarsi? Cadesse in prescrizione pure la dipartita!
E intanto Silvio si tocca (o, piuttosto, si fa toccare).


4.5.13

Che non ci sono poteri buoni

Geniali dilettanti in selvaggia parata, ragioni personali, una questione privata.


A questo siamo arrivati.
In verità, non oggi ma sin dalla nascita della nostra 'Costituzione più bella del mondo'.
A questo si doveva arrivare. A guardarsi indietro e vedere in Mussolini un dilettante, che dovette pagare il prezzo di essere ricordato come uno che aveva negato, eliminandola, ogni forma di dissenso. Mentre la Repubblica democratica si sarebbe ingegnata per concepire qualcosa di ancor più mortificante per la dignità umana: il dissenso moderato, il fascismo pacifista. Dove la violenza è prima ammessa a fondazione e mantenimento dello status quo ante, per poi scomparire tra i principi costitutivi di quest'ultimo. Dove stabiliscono 'loro' cosa sia violenza, cosa potere, diritto e dovere.
Cosa o chi siano Portella della Ginestra, piazza Fontana, Giorgiana Masi, Francesco Lorusso, eccetera, eccetera...  

2.5.13

LA SCHIZOFRENIA DEL POTERE

Quando inizierai a capire la differenza tra quello che si pensa e quello che si dice?


Come una psiche sola
possa arrivare a contenere
l'ambizione ad esser riveriti
e, insieme, la dedizione al riverire
così, armonicamente, senza mai impazzire.