E bravo Beppe, che ha reso l'Italia ingovernabile... da un B. senza l'altro. Ora non gli resta che darsi la mano, sfidandoci così a distinguerli.
26.2.13
25.2.13
C'mon baby, take a chance with us...
'Fanculo al mito degli anni Sessanta, e
il loro Verbo della “liberazione del corpo”! … Ma quale corpo
avrebbero liberato, dalle catene di ogni mortificazione clericale?
Solo quello giovane, bello e sano, eletto alla pratica del piacere;
in una nuova religione, la cui classe sacerdotale avrebbe da allora predicato
nelle chiese della radio e della televisione. C'mon baby, take a chance
with us...
21.2.13
Perché il ragazzo è studente che studia...
Dedicato
a chi pensava avesse solo l'aspetto da imbecille.
Dannato
Giannino e la sua barba di Carnevale! Prima parenti e conoscenti si
limitavano a liquidarti le lauree come inutili, adesso toccherà pure
girare con le pergamene in saccoccia! Intanto presso l'Università di
Cicago (di notte, notoriamente) si attiva un nuovo corso di laurea –
brevissima – in scrittura creativa... di curricula.
20.2.13
MADRI PLATONICHE
“Mia nonna sta morendo – come molti di noi da anni ormai, forse per lei ora giunti alla fine. Mia nonna muore ed io non riesco a sentire niente, all'infuori di un misero disagio per quello che è di lei adesso e potrebbe essere un giorno, non lontano, di mia madre. Non credo di sentire altro, io che da bambino avevo mantenuto a lungo, come una fidata via di fuga, il proposito di morire a mia volta, quando sarebbe toccato a mia nonna. Perché non riconoscevo altra vita possibile, amputato quel legame: il più forte e vitale dei miei primi anni di vita. Ecco cos'era, un legame, tenuto stretto dal bisogno – credo reciproco – e non dal bene. Come con le donne che sarebbero arrivate, per poi lasciarmi tutte lì impotente, capace solo di guardar passare quel tempo necessario a disintossicarmi di loro... e ritrovarmi a pensarle, per il resto dei miei giorni, come corpi che, soffocato il cuore, non avrebbero comunque mai smesso di farmi pulsare laggiù, nell'inguine. Insomma, come ammonisce certa saggezza popolare, 'Care t'ha custàte, 'ssa pelle!'... A significare che, lo si voglia o no, questo è quanto resta impresso, indelebile. Così di mia nonna non mi rimarrà, per sempre, che il calore di quelle sue mani, strette per notti infinite come quel buio senza speranza di luce, né di un giorno felice.
“Mia nonna sta morendo – come molti di noi da anni ormai, forse per lei ora giunti alla fine. Mia nonna muore ed io non riesco a sentire niente, all'infuori di un misero disagio per quello che è di lei adesso e potrebbe essere un giorno, non lontano, di mia madre. Non credo di sentire altro, io che da bambino avevo mantenuto a lungo, come una fidata via di fuga, il proposito di morire a mia volta, quando sarebbe toccato a mia nonna. Perché non riconoscevo altra vita possibile, amputato quel legame: il più forte e vitale dei miei primi anni di vita. Ecco cos'era, un legame, tenuto stretto dal bisogno – credo reciproco – e non dal bene. Come con le donne che sarebbero arrivate, per poi lasciarmi tutte lì impotente, capace solo di guardar passare quel tempo necessario a disintossicarmi di loro... e ritrovarmi a pensarle, per il resto dei miei giorni, come corpi che, soffocato il cuore, non avrebbero comunque mai smesso di farmi pulsare laggiù, nell'inguine. Insomma, come ammonisce certa saggezza popolare, 'Care t'ha custàte, 'ssa pelle!'... A significare che, lo si voglia o no, questo è quanto resta impresso, indelebile. Così di mia nonna non mi rimarrà, per sempre, che il calore di quelle sue mani, strette per notti infinite come quel buio senza speranza di luce, né di un giorno felice.
... Forse avevamo tutti bisogno di troppo amore perché ce lo potessimo mai dare, o abbandonare quell'illusione.”
“Mi guardò fisso fisso ma con
tanta dolcezza, Nonna... Mi avevano detto di abbracciarla... Mi piegai sul
letto. Mi fece il gesto di no... Sorrise ancora un poco... Voleva dirmi
qualcosa... Gli rantolava nella gola, senza finire mai... ma a un tratto ci
riuscì... il più dolcemente possibile... 'Lavora bene, Nanduccio mio!' ha
sussurrato... Non avevo paura di lei... Ci si capiva là nel profondo delle
cose... Dopo tutto è vero insomma ho lavorato bene... Ma questo non importa a
nessuno...”
12.2.13
8.2.13
7.2.13
CANTO DI LONTANANZA
"...il resto di una gioventù che ormai non ho più."
Assaporare labbra sconosciute
su sedili di auto familiari
che indifferenti così come complici
corrono a quel prossimo istante
in cui dover salutare per sempre...
E' la libertà d'una gioventù
giunta tardi, ma ancora in tempo
per non dimenticarla maï più.
"...il resto di una gioventù che ormai non ho più."
Assaporare labbra sconosciute
su sedili di auto familiari
che indifferenti così come complici
corrono a quel prossimo istante
in cui dover salutare per sempre...
E' la libertà d'una gioventù
giunta tardi, ma ancora in tempo
per non dimenticarla maï più.
