26.3.11

D'UN AMORE 

E' gioia, non dolore
che paralizza d'un amore.

Che lascia tremanti sul vuoto 
di ciò che più ci è ignoto.


24.3.11

TORNAVAMO DAL MARE

Dalle vetrate del supermercato oggi ho visto la luce del sole. 
Le corsie ne ricevevano una penombra come estiva.
Una penombra di scuri accostati nel dopopranzo,
di letti da lenzuola linde, ruvide d'infanzia o lisce, umide d'adolescenza.

Lontano da casa, tra occhi estranei, scaffali casuali, ho creduto di vedere noi. 
Noi che per mano tornavamo dal mare.
Poco prima della una, poco prima del sole duro, dell'aria ferma, della luce cruda.
Quando sulla via di casa c'era tempo per comprare il gelato del dopo mangiato.
Quando, l'acqua sul fuoco, c'era tempo per mischiare gazzosa al vino contadino,
cercare alla radio un ingenuo, familiare motivo popolare. 

Quando ancora non era il tempo di lasciarsi la mano, lasciarsi e soli camminare. 
Il tempo di scegliere, o immaginare, quanto andar lontano.
Il tempo di arrivare a voltarsi, oggi, piano. 



P.S.
Tornavamo dal mare è il titolo di un romanzo di Luca Doninelli. Trovato tanto tempo fa per caso, come accade per le più belle cose, il suo ricordo ne ha portati altri.

19.3.11

L'UOMO ALLA PIASTRA

L'uomo alla piastra 
aveva guance di bambino
aveva occhi di panda
aveva polsi bruciati.

Sembrava triste, 
sembrava lontano.
L'ho notato ancora in fila,
l'ho pensato a pranzo finito.


                                                 Marzo 2011 

18.3.11

QUANDO SEI GRANDE

Dovei sei
quando, lontana
ti chiedo cos'hai?

Dove vai
quando i tuoi ieri
trattenuti invano
tornano muti, affiorano piano
Dagli occhi nascosti
nei singhiozzi ingoiati

neri come cuscini macchiati.


                                                    Novembre 2010 


15.3.11

LA POESIA DEL FIGLIO

La vedi in trasparenza
d'un ieri d'adolescenza.

La tua poesia premiata 
dall'Azienda Municipalizzata.

Ogni verso ti specchiava,
impacciato ti spiava
dentro un bus, una fermata.

Senti tuo padre, asciutto, al cronista locale:
'Non è un poeta ma uno studente liceale.'


Tempo ormai passato
per uno svago ostinato.

E ancora 
non sai poesia cos'è. 

Ma allora, 
ostinarsi, perchè?

Anche se 
un dove, un chi forse non c'è
Non sai restare ancora
dove muore ogni perchè. 

13.3.11

COLPIRE AL CUORE

Ciò che lega padri e figli
nella mia generazione
E' una correità di sbagli,
la reciproca infezione

'Sconosciuto il sacrificio'
recita alibi severi
Chi dimentica in ufficio:
si sacrifica a desideri.

5.3.11

LEO, E' QUESTO CHE SIAMO?

Ho desiderato troppo una diversità irreale, cercato a lungo un non luogo:
la diversità delle pulsioni, dei loro appagamenti detti piaceri, la diversità dei miei stessi desideri.
Ormai stanco e nauseato. In nulla diverso da chi ho strenuamente disprezzato: i miei incrollabili antimodelli, i fermi propositi di non essere, non così.
Ma mi ingannavo, non era quella la diversità possibile, necessaria. Non quella, non la mia almeno, ora è chiaro.
Quella che voglio, devo, raggiungere e difendere, è la diversità di un rifiuto. Il rifiuto di quanto disprezzo, di una natura che non voglio mia, e che lo è. Dunque il rifiuto necessario anche di me, di parte di me.
Il no a ciò che ho, che ignoravo, ma che qui, dolorosamente, è. Che non posso allontanare, non guardare, posso solo non seguire, non ascoltare.
Il no che può e deve separare, se detto, se ripetuto, l'essere uomini dall'essere qualcos'altro: qualcosa il cui essere non è che l'ennesimo anonimo, falso nome del non essere.

3.3.11

Come gioia, così dolore 
non spegne, se non spegnendosi
amore.