25.6.10

"Tu sei nella pancia tonda
nel vomito al mattino
nelle cose non dette a fiumi
nei baci sospesi
nelle ovvietà
dico il tuo nome
e la buonanotte in francese"


21.6.10

CROCE DI SOLITUDINE

Anima mia
invoca un dove

Siano il riso, il pianto
Stagioni umane

Arcane,
nuove.

20.6.10

Gesù ha avuto la sfortuna che su quello che ha detto ci hanno costruito sopra una religione.

José de Sousa Saramago
1922 - 2010

13.6.10

Quanta vita

Che buffa cosa la vita - questo misterioso concatenarsi di una logica implacabile per uno scopo tanto futile. 
Il più che se ne possa sperare è una qualche conoscenza di se stessi - che giunge troppo tardi - e una messe d'inestinguibili rimpianti.

Joseph Conrad - Cuore di tenebra 


  
Sentivo quei clacson. Chiuso in casa, invocando il silenzio. Lottando a tagliarli fuori. Sperando come un bambino che si stancassero. Avevo provato a rifugiarmi, nell'incombere di coprifuoco, ma ero stato raggiunto dai primi. Rabbiosi, aggrappati all'illusione disperata che per un giorno che non finirà la vita sarà diversa dal sempre uguale che ti prende alla gola con la tenacia che i desideri non avranno mai. E così ora avrei dovuto ricordarmi di ragazze con facce di madri alla guida di motorini e dei loro uomini stringere in mano i colori del proprio istante di conquistato perentorio orgasmo; branchi di famiglie uscite a sfuggire quello che li aspettava rintanato in casa; bambine a custodire margini di strada devote timide nelle loro bandierine fare ciao ai soldati con gli occhi di colpevole speranza che furono delle loro nonne.
Me lo ripetevo, solo, aggrappato alle mie mura estranee che non proteggevano, non riuscivano a farsi altrove, invase dal silenzio che rimbombava feroce nell'eco di quelle gioie lontane. Me lo ripetevo, la solitudine di quella gente era una maledizione incomparabile alla mia. Incomparabile per la dignità che la vita sa toglierti se non diventi abbastanza intimo con il dolore che ti dà.
Me lo sarei ripetuto fino a che quei clacson non si fossero spenti. Ma intanto mi perdevo a ricordarmi quant'è bella incoscienza. 
Che facilità abbiamo noi uomini a farci fregare. E che bisogno. Come una buona dose di eroina che sale su, lenta, nella spina dorsale, per gettarsi nella testa spaurita, abbandonata. E fare il botto calda, luminosa, eterna in quell'attimo, come un bengala sul mare d'estate.

Pescara, 13 giugno 2010

12.6.10

LA STAGIONE

In braghe corte
fischia Morte.

11.6.10

TIMIDEZZA

Ghiaccio
il cuore

In calore
si spezza.




A Gabriella,
rimasta il tempo d'un ricordo

10.6.10

Vi sono casi in cui accettare la solitudine può significare attingere Dio.
Ma v'è una stoica accettazione più nobile ancora: la solitudine senza Dio. Irrespirabile per i più.
L'allegria che essa può dare è indicibile. E' l'adito - troncata netta ogni speranza - a tutte le libertà possibili.
Compresa quella (la serpe che si morde la coda) di credere in Dio, pur sapendo - definitivamente - che Dio non c'è e non esiste.

Giorgio Caproni

9.6.10

AMORE

Dove
non rimpianger
alcun altrove.

8.6.10

Sono uno sgorbio guardone ma perlomeno non mi espongo.

Charles Bukowski

5.6.10

OCCHI GIALLI

Ronzo a zonzo
Ronzo tribale
Ronzo sbronzo
Ronzo animale

- Tra i vuoti a perdere
spezzati
Del corpo e sangue
Domenicale

Bandiere Maglie
Color voglie
Bandiere Maglie
Color cuor


Il carretto passava
E quell'uomo
Muto
Gridava

- Nel filo a piombo
della schiena
L'umanità
della sua pena

Straccio d'anima
Chiusa stretta
Tra un ventaglio
E una paglietta

- Guerra vinta
Là onorata
Pace persa
Qua negata


Vado a fondo
Vile
Molle
Mi nascondo

Vedo Voglio 
non guardare
Via Fuggire
dal capire

- Acri piaghe
Strappi al petto

La più cruda
sgrana l'occhio
Secca Strozza
il suo malocchio

- 'Voi ormai morti
Di quel vivo
Non spaccate
Che lo specchio'

2.6.10

LA BERKELEY DEL MIO TEMPO

Pensiline suburbane
Dietro frange sempre nuove
A indugiare
su magnifiche e progressive
Del postmoderno
postcoitale
postumo
animale.