26.3.10

I giardini della vita

Ma il coraggio di vivere
quello

ancora non c'è

Lucio Battisti - I giardini di marzo


Quello che non ci piace lo evitiamo o distruggiamo. Quello che ci piace dobbiamo cercarlo, riconoscerlo, costruirlo.
Un esporsi, un darsi che, inevitabilmente e giustamente, fa paura. Paura di avere più da perdere che da trovare.
Una paura non da eliminare - sarebbe impossibile - ma da conoscere e da cui non farsi paralizzare.
E per calare questa eloquente sessione di autoanalisi in qualcosa di concreto, tornerei sull'avvilente pochezza macchiettistica della condizione omosessuale proposta da A Single Man. Facile demolirla spavaldamente, ma poi tocca anche costruire.
Torno così a questa poesia di Umberto Saba, personalmente toccante perché rievoca quella incantata condizione della preadolescenza:
un tempo sospeso tra la morsa meno stringente della dipendenza dal "nido" e l'orizzonte ancora lontano del conformismo spietato della "vita adulta", con il suo perentorio dover essere aderenti al ruolo, sotto il costante ricatto vigliacco della emarginazione, quando non della persecuzione.
Un tempo unico in cui le emozioni erano lasciate semplicemente, meravigliosamente essere; senza l'affannoso, sconfitto farle essere
come ci dicono che dovrebbero.


Non dormo. Vedo una strada, un boschetto,
che sul mio cuore come un’ansia preme;
dove si andava, per star soli e insieme,
io e un altro ragazzetto.

Era la Pasqua; i riti lunghi e strani
dei vecchi. E se non mi volesse bene
pensavo e non venisse più domani?
E domani non venne. Fu un dolore,
uno spasimo verso la sera;
che un’amicizia (seppi poi) non era,
era quello un amore;

il primo; e quale e che felicità
n’ebbi, tra i colli e il mare di Trieste.
Ma perché non dormire, oggi, con queste
storie di, credo, quindici anni fa?


Umberto Saba - Un ricordo

25.3.10

LE CASALINGHE DI TREVISO
O DELLE MIE TURPI INTIMITA'.

Schizzi d'astio sparsi dopo la mia ultima sortita al
cinematografo.

Il termine è sia omaggio alle perdute tradizioni che qualche sala (oddio, sala... tinello tutt'al più!) come quella del cinema
Asterope francavillese (Ch) continua a difendere: VIETATO INTRODURRE TELEFONINI (ma la vita non è un film, cantava quello...), sia polemica con l'orgia vintage in cui sguazza la pellicola in questione.

Stucchevolmente estetizzante l'ambientazione d'epoca. Chi scrive rammenta la proprietà commutativa faticosamente appresa alle elementari: la Russia con Al-Qaida, Aldous Huxley con Bret Easton Ellis... et voilà! Ma capisco che i cruscotti in radica delle Mercedes come li facevano una volta...


Un film (paroloni!) che rende insopportabile bipartisanamente, da xenofobi come da progressisti, l'universo omosessuale: mai un momento di realtà! Non tracce di tenerezza tra i due, figurarsi di erotismo (sapientemente recuperato nelle natiche implumi di un lunare discipulus): ed in una narrazione fondata sull'uso - iperparaculo, ma va? - del ralenti e del flashback, non mi pare difettuccio trascurabile.


L'incontro con il muso mozzafiato del chico di vita latino (di inconscia
memoria postspicegirl, forse): tra una scopiazzatura dei privati Idaho vansantiani e certi irrisolti Edipi almodovariani. Personalmente non sopporto l'originale spagnolo, figuriamoci il suo apprendista garzone ammericano.

Come l'inutile sapienza disturbante di
Kids e l'ancor più imbarazzante di Ken Park erano figlie di un fotografo di moda, dunque con una capacità di penetrazione del reale ai livelli di un'inchiesta di Vanity Fair (quelle col timer di lettura sulla tazza, al netto del bidet, per intenderci) così questo Uomo Singolo - e, rimando scontato quanto obbligato, a una (evanescente) dimensione - restituisce dignità ad ogni tentativo di eros non rigorosamente straight, come non se ne vedeva dai tempi dello scatto di orgoglio gaio nel monologo del giornalista, nonché intellettuale (ogni scarrafone...), "diverso" Barbareschi, nell'indimenticato Via Montenapoleone (Vanzina, 1986).

Detto questo, mi chiedo perché riesca a vedere solo il brutto. Forse perché per il bello, come per la vita, ci vuol coraggio: quello di salire su un autobus, ad esempio, invece di aspettare sempre il prossimo.


Da una fermata (soppressa...?)


24.3.10

Sa cosa diceva mia madre degli amori?
Che sono come gli autobus: basta aspettare un po' e ne arriva un altro.

A Single Man

18.3.10

Messaggio gratuito

Non c'è paradiso
che non sia perduto

Jorge Luis Borges


Occhi verdi. Fondi.
Magnetica di carne e anima: come fissare una strega nel fuoco.
Tre volte in quasi 9 minuti che si incrociavano, andata e ritorno.
Stava per riaprire il Ferroni sulle cazzate cabalistiche di quel frocetto di Petrarca, quando capì che ora o mai più.
Ok, iperventila.
Grosso sul dischetto.
Ispezione alle narici (pure fuori, stavolta!)
Briefing autoricattatorio sui treni non presi: morto all'ospizio morto all'ospizio morto all'osp...
- Scusa se ti disturbo!
- Dimmi.
- ...ci sei su Facebook?

12.3.10

L'Italia che non si spaventa

"Meglio a voi che a me."

Full Metal Jacket


Quando ero bambino, se domani non si andava a scuola era di solito una gioia.
Non immaginerò mai cosa significhi non andarci perché si va via per sempre.
Provo a immaginare, invece, come sarebbe andarsene per sempre perché non si ha un lavoro regolare, o non regolarizzato.
Italia: abitanti...

10.3.10

LA MORTE DOPO LA MORTE

Gli assistenti sono due: Adamo ed Eva li chiamò
Buffo, e triste - un clown
essere assistenti con nessuno da assistere:
non un trascendente professore, immune a certi patimenti di poca cosa
non uno studente, ineluttabile alla sua poca cosa

E ineluttabile mi appare l'ossuta ferocia dei due.
Mi lasciassero rifugiare nel Padre
gli ricorderei quella di tutte brame carca.
Ma il Nominante non si nomina:
per poca cosa di noi tutti?
Nominato, il Padre 'Lo sa Dio, Primo Amore.'

9.3.10

PRIMO AMORE

Non una parola, la prego!
Si lasci immaginare,
mi lasci illudere.
Abiti questo sogno
immeritato.

5.3.10

Poveri voi, senza coscienza

Perché mi mancherà il pompiere Umberto Giardini.
Si battezza Moltheni dal nome di una farmacia - milanese, a rincarare la dose.
Angelo del nostro tempo, compie quel percorso iniziatico dall'onanismo provinciale alle tiepide tette bolognesi alla fica gelida milanese.
Si porta sul palco, ben prima che ci incrociasse le distorte chitarre il guru Canali, uno sconosciuto barista di Ferrara: tal Vasco Brondi.
Scrive canzoni come chi davvero ne ha bisogno. E per chi davvero ne ha bisogno.
Spero davvero non smetta.

Nell'abbondanza piange la mia generazione
...
Che sia una risata che li seppellirà.

2.3.10

Stay tuned!

Siamo tutti conformisti travestiti da ribelli

Marco Masini - Vaffanculo


In inglese per indicare uno fuori da si dice off - come ci ricorda una fragrante Jennifer Beals ('You Flashdance?') insidiata dall'ego di Moretti.
L'altra sera ad Annozero, mio irriducibile vizietto catodico, anche un non-stupido come Scurati si è andato ad impantanare in un luogo comune che a noantri de sinistra ce piace sempre: nei mitici Sixties ci si drogava sì, ma in modalità off, anti-conformista; o, se volete, autenticamente anticonformista, a differenza della proto-stupida falsezza di quello sdentato vampiro del Morgan Castoldi.
Insomma, farsi ma per allargare le porte della percezione - come citava diligente quella stropicciata "regista" spuntata poi -
e non per impersonare cartonati contestatori fagocitati e disinnescati sul nascere dal Sistema, contro cui avevano sventolato reggipetti e joints.
Ferma restando tutta la mia solidarietà all'ottimo Scurati nel puntualizzare la pochezza dell'ex della Argento (sic), la questione mi pare oziosa
o comunque mal posta.
Ma non si raccontava - e questo da uno come Pagani me lo sarei aspettato - che il movimento hippie canta da cigno nell'apocalisse di Woodstock, colonizzazione mainstream dell'incantevole irresponsabilità narcisista flower power? E che punk is dead già al passaggio major dei Clash?
Concludo: tutto ciò che tira, che smuove masse, viene fatalmente intercettato e fatto proprio da chi poi te lo ripropone ma in prevendita.
Sesso, droga e rock 'n' roll non vedo perché dovrebbero fare eccezione, anzi forse sono tra i casi più evidenti di questo meccanismo di commercializzazione della ricerca di sé.
Quindi il discrimine andrebbe fatto semmai tra l'attitudine verso droga, sesso, musica: fuga da qualcosa (realtà, se stessi), ricerca di qualcosa (ancora, una realtà, un sé) o semplicemente, come quel deficiente dai denti marci, garanzia di una poltrona in tv?